Sarà la loro prima finale sul campo da beach volley per la coppia di pallavolisti italiana composta da Daniele Lupo e Paolo Nicolai. Romano di nascita il primo, abruzzese il secondo, venerdì 19 agosto alle cinque del mattino, sullo sfondo della spiaggia di Copacabana, a Rio de Janeiro, i due italiani lotteranno per la medaglia d’oro sfidando i padroni di casa, i brasiliani Bruno Oscar Schimdt e Alison Cerutti.
La coppia di pallavolisti farà sognare l’Italia, come hanno saputo fare in questa edizione dei Giochi Olimpici, sino all’impresa contro gli avversari russi sconfitti in semifinale. Due atleti, Lupo e Nicolai che hanno scritto un pezzo di storia del beach volley maschile italiano nel mondo, che fino a oggi non era mai approdato a una finale in una competizione olimpica.
Alla gioia e alla soddisfazione per aver raggiunto un traguardo impensabile, si somma anche la determinazione e la voglia di ricominciare. Diciassette mesi fa, Daniele Lupo stava combattendo la sua personale battaglia contro un tumore.
Venticinque anni per uno e novantatré di altezza, nel marzo del 2015 mentre si stava preparando per i mondiali in Olanda, gli venne diagnosticato un cancro alle ossa. Tutto partì da un dolore al ginocchio, come lui stesso ha raccontato in un’intervista rilasciata un anno fa alla Gazzetta dello Sport.
“Era la fine di marzo e andai a farmi vedere all’ospedale Umberto I° perché da qualche settimana avevo un problemino al ginocchio, che m’impediva di prepararmi al meglio, in vista di un ritiro a Tenerife. Lunedì mattina ero già ricoverato, il martedì mi hanno operato. Mi avevano detto che era una cosa da togliere e basta. Sapevo, però, che la chemioterapia probabilmente sarebbe stata necessaria, pensavo anche alla stagione che avrei perso, alla vergogna di farmi vedere dalla mia ragazza senza capelli…”.
Paure stupide come lui stesso le ha definite, ma assolutamente comprensibili per un ragazzo di 25 anni. I risultati istologici sono arrivati dopo due settimane, i giorni successivi all’intervento sono stati piuttosto complicati. Tuttavia, non sono state diagnosticate metastasi e non è stato neanche necessario sottoporsi a cicli di chemioterapia.
La fine di un incubo è arrivata con una telefonata dall’ospedale. “Il primario del reparto in cui sono stato operato ci ha chiamati a casa, dicendoci che era tutto finito. Ho provato una sensazione pazzesca, avevo i brividi. Dovevo solo aspettare che la ferita si rimarginasse per poter poi tornare a giocare. Dovevano passare alcune settimane. Ma sono rinato”.
Diciassette mesi dopo, Lupo e Nicolai hanno calcato il campo da beach volley di Rio scalando ogni volta un gradino sempre più alto, sino alla finale. Se la dovranno vedere con i padroni di casa, tutto lo stadio tiferà per loro, ma per uno che ha combattuto e sconfitto il tumore tutto ciò non può far paura.