Nella notte tra il 30 e il 31 dicembre, 26 prigionieri palestinesi sono stati rilasciati dalle autorità israeliane come previsto da un accordo patrocinato dagli Stati Uniti per la ripresa dei colloqui di pace tra Israele e Palestina.
I prigionieri, accusati di omicidio e tentato omicidio prima dell’accordo di Oslo nel 1993, costituiscono la terza tranche del totale di104 detenuti che dovranno essere liberati in base all’accordo.
Otto di loro sono stati liberati in tarda notte arrivando fino a Gaza e Gerusalemme est, mentre gli altri 18 prigionieri si sono diretti verso Ramallah, in Cisgiordania.
Un volta arrivati, sono stati accolti da una folla esultante. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas li ha salutati nel suo quartier generale a Ramallah, affermando che: “ Noi non firmeremo un accordo finale di pace con Israele fino a quando tutti i prigionieri non saranno stati rilasciati”.
Ma le famiglie delle vittime israeliane uccise dai detenuti messi in libertà non ci stanno. Hanno organizzato delle manifestazioni di protesta e hanno fatto ricorso alla Corte Suprema per bloccare i rilasci.
Meir Indor, dell’associazione vittime israeliane “Almagor” ha detto al Jerusalem Post: “Questi uomini sono delle bombe a orologeria. Ovunque vanno uccidono, perché è questo lo scopo della loro vita”.