La commissione libertà civili del parlamento europeo ha dato il primo via libera alla modifica del regolamento di Dublino, la legge europea che prevede che un migrante debba fare richiesta di asilo nel primo paese europeo in cui arriva. Il testo, che supera questa norma, è stato approvato con 43 sì e 16 no.
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La riforma prevede principalmente l’abolizione del principio secondo cui il migrante faccia richiesta di asilo nel paese di primo ingresso e l’introduzione di un sistema automatico e permanente di ricollocamenti tra tutti i paesi dell’Ue.
Il testo della riforma del diritto d’asilo dovrà ora passare al vaglio del Consiglio dell’Ue, e potrebbe incontrare non pochi ostacoli.
“Un voto fondamentale per l’asilo Ue solidale”, ha commentato il presidente del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che ha chiesto agli Stati membri di fare la loro parte.
Questa riforma vuole riportare al centro il senso di solidarietà europeo e la responsabilità condivisa di tutti i membri Ue di fronte alla sfida migratoria, una delle più importanti del periodo storico attuale.
“Abbiamo eliminato quella che da sempre è considerata la stortura del sistema, la responsabilità del paese di primo ingresso. L’Italia in questi anni ha compiuto uno sforzo straordinario per far fronte al dovere di tutelare la vita delle centinaia di migliaia di persone che hanno attraversato il Mediterraneo. Il sistema attuale ha fatto sì che in questi ultimi anni solo 6 stati membri su 28 hanno fatto fronte a quasi l’80 per cento di tutte le richieste d’asilo presentate nell’Ue. Tutto questo doveva cambiare. Una battaglia che mi ha vista impegnata in prima linea a sostenere un nuovo approccio al fenomeno dell’immigrazione”, ha scritto commissione Libertà Civili Giustizia e Affari Interni.
Il regolamento di Dublino assegna infatti una responsabilità eccessiva a un numero ristretto di stati membri, come l’Italia e la Grecia, che si trovano in una posizione favorevole per i flussi migratori.
Cos’è il regolamento di Dublino
Il regolamento di Dublino II è un provvedimento emanato nel 2003 che regolamenta le richieste d’asilo nei paesi dell’Ue e in alcuni paesi fuori dalla comunità europea quali la Svizzera, la Norvegia, l’Islanda e il Liechtenstein.
Questo provvedimento obbliga i richiedenti asilo a fare richiesta sul territorio del primo stato europeo in cui essi approdano senza poterla reiterare in altri stati dell’Ue.
Il regolamento prevede anche un sistema di controllo tramite un archivio condiviso tra i vari stati, noto con il nome di Eurodac, in cui ogni richiedente è obbligato a registrare le proprie impronte digitali in maniera tale da evitare di poter presentare domande multiple.
Lo status di rifugiato
La condizione di rifugiato è definita dalla convenzione di Ginevra del 1951, un trattato delle Nazioni Unite firmato da 147 paesi. Nell’articolo 1 della convenzione si legge che il rifugiato è una persona che “temendo a ragione di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”.
Per ottenere lo status di rifugiato, i richiedenti asilo devono dimostrare alle autorità europee che stanno scappando da una guerra o da una persecuzione e che non possono tornare nel loro paese d’origine.
La differenza tra migrante e rifugiato
Per il diritto internazionale, un richiedente asilo è una persona perseguitata nel proprio paese di origine che chiede il riconoscimento dello status di rifugiato dopo essere arrivato sul territorio di uno stato diverso dal suo.
Fino al momento della decisione da parte dello stato ospitante, il richiedente asilo ha diritto a vivere sul territorio del paese in cui è arrivato anche se sprovvisto di documenti o se entrato illegalmente.
Un migrante è invece chi sceglie di lasciare il proprio paese d’origine per cercare una sistemazione e una condizione di vita migliore da quella che ha nel proprio paese di origine. Un migrante non è necessariamente anche un richiedente asilo.