In passato Agbogbloshie era una piccolo villaggio di pescatori, alla periferia di Accra, capitale del Ghana. Oggi nelle acque di Agbogbloshie non si pesca più: il villaggio è diventato la discarica di rifiuti elettronici più grande al mondo.
Milioni di tonnellate di vecchi televisori, computer, frigoriferi, telefoni e altri apparecchi elettronici vengono scaricati qui ogni anno. Provengono soprattutto dall’Europa e dagli Stati Uniti, ma anche dall’India e dalla Cina. Vengono trasportati in grandi container e scaricati in Ghana in maniera illegale, superando facilmente i controlli doganali grazie a un fitto sistema di corruzione.
Nella discarica di Agbogbloshie lavorano bambini dai cinque anni in su. Scavano tra i rifiuti, rompendo gli apparecchi elettronici per cercare di recuperare i metalli che possono essere rivenduti, come il rame e il ferro. Non guadagnano più di tre euro al giorno, ma molti vengono anche da altre zone del Paese pur di avere un lavoro.
Per estrarre più facilmente i metalli, a volte accendono dei fuochi e bruciano la plastica. A causa dei fumi tossici inspirati, molti bambini e abitanti della zona soffrono di disturbi respiratori. Altri problemi comuni sono bruciature, danni alla vista, forti mal di testa, nausea cronica e insonnia. Secondo un‘investigazione di Al Jazeera, la maggior parte dei giovani che lavorano nella discarica muore di cancro prima dei 30 anni.
Agbogbloshie è stato definito un “disastro sociale e ambientale”. I rifiuti elettronici sono altamente inquinanti e rilasciano sostanze tossiche come il piombo, il mercurio, il cadmio e l’arsenico, che contaminano il suolo e le falde acquifere. Circa 40mila persone vivono nei pressi della discarica, ribattezzata dalla gente del luogo Sodoma e Gomorra.
Nel 2014, nel mondo sono state prodotte 41.8 tonnellate di rifiuti elettronici, secondo un report pubblicato dall’Università delle Nazioni Unite. Lo studio ha registrato un aumento rispetto al 2013, quando sono stati buttati via 39,8 milioni di tonnellate di apparecchiature.
Meno del 25 per cento di questi rifiuti viene riciclato o riutilizzato in maniera illegale: il resto finisce in discariche abusive come quella di Agbogbloshie. I Paesi che ricevono più rifiuti elettronici sono il Ghana e la Nigeria.
“La crescita esponenziale di questo tipo di rifiuti sta avvenendo perché c’è una costante innovazione nel mondo della tecnologia: TV, cellulari e computer hanno una vita sempre più breve e li sostituiamo sempre più spesso”, dice in un’intervista con il quotidiano britannico The Guardian Ruediger Kuehr, segretario esecutivo di Step (Solving the E-Waste Problem), un’iniziativa promossa per ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti elettronici.
Il giornalista ganese Mike Anane ha cercato di tracciare il viaggio dei rifiuti trovati nella discarica di Agbogbloshie. Controllando le etichette degli apparecchi elettronici presenti, Anane ha scoperto che molti provenivano da università, uffici pubblici e ospedali europei e statunitensi.
Le autorità locali di questi Paesi generalmente affidano la gestione dei rifiuti elettronici a delle grandi aziende che si occupano di riciclaggio, ma queste a loro volta subappaltano il lavoro ad altre compagnie minori.
L’investigazione di Anane ha portato alla luce una complessa rete di corruzione e appalti truccati. Dietro lo smaltimento dei rifiuti elettronici, gira un traffico illegale da centinaia di milioni di euro.
Secondo John Kenny, che lavora per l’agenzia governativa scozzese Scottish Environmental Protection Agency , “ogni container di rifiuti elettronici vale almeno seimila euro”.
“I trafficanti di rifiuti elettronici vengono pagati sia dalle aziende che vogliono smaltire i rifiuti, sia da quelle che li comprano per estrarre i metalli riutilizzabili”, spiega ad Al Jazeera Julian Newman, dell’organizzazione internazionale per la protezione dell’ambiente Environmental Investigation Agency.
Nel 2012 l’Unione europea ha approvato una direttiva sullo smaltimento dei rifiuti elettronici, per ostacolare i traffici illegali. I trafficanti, però, riescono facilmente ad aggirare i controlli.
“La maggior parte dei rifiuti elettrici vengono classificati come merce di seconda mano, nonostante siano completamente non funzionanti. In questo modo vengono venduti nel mercato nero, evitando i costi del riciclaggio”, dice in un’intervista con The Guardian un portavoce dell’Interpol.
I rifiuti elettronici, in numeri:
– Nel 2014, nel mondo sono state prodotte 41.8 tonnellate di rifiuti elettronici
– Gli Stati Uniti e la Cina producono il 32 per cento dei rifiuti elettronici al mondo.
– Il Paese che produce più rifiuti pro capite è la Norvegia (28 chili a testa), seguita dalla Svizzera (26 chili) e dall’Islanda (25 chili).
– In Italia, in media, nel 2014 ogni abitante ha prodotto 17,6 chili di rifiuti elettronici.
– Si stima che nel 2020 nella discarica di Agbogbloshie saranno scaricati il doppio di rifiuti elettronici rispetto a quest’anno.
– Ogni mese, arrivano a Agbogbloshie varie centinaia di container di rifiuti elettronici
– Ogni anno vengono esportate 100mila tonnellate di rifiuti elettronici dal Regno Unito e 9.5 milioni di tonnellate dagli Stati Uniti
Leggi l'articolo originale su TPI.it