La raccolta differenziata e il riciclaggio in Svezia funzionano così bene che da alcuni anni la nazione scandinava deve importare rifiuti dall’estero per mantenere in attività gli impianti di riciclaggio.
Dal 2011 a oggi, meno dell’1 per cento dei rifiuti svedesi sono finiti in discarica. Un esempio per molte altre nazioni europee, Italia compresa, che non riescono a competere a questi standard, nonostante gli ingenti investimenti fatti durante gli anni.
Secondo i dati Isat relativi alla raccolta differenziata in Italia nel 2012, i rifiuti urbani soggetti a questa pratica ammontano al 34,9 per cento. Negli ultimi anni sono stati fatti alcuni passi in avanti arrivando al 42,3 per cento del 2013 e al 45 per cento nel 2014 (dati ISPRA, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), ma in ogni caso siamo molto al di sotto dall’obiettivo europeo di arrivare al 65 per cento del riciclo di rifiuti entro il 2030.
Quello che rende la Svezia unica è sicuramente la cultura del paese scandinavo, da sempre orientata verso il rispetto dell’ambiente. La Svezia è stata una delle prime nazioni al mondo a imporre una pesante tassa sui combustibili fossili nel 1991 e adesso quasi metà della sua energia elettrica arriva da fonti rinnovabili.
Il sistema di raccolta dei rifiuti sviluppato nella nazione nordica si fonda su aziende private che importano e inceneriscono i rifiuti per ottenere l’energia che viene gestita dal distributore pubblico.
Tuttavia anche il modello svedese non è esente da critiche. Infatti molti dei rifiuti nel paese scandinavo finiscono negli inceneritori, ma in questo modo vengono eliminati materiali che potrebbero essere nuovamente riutilizzati: se tutta la carta viene bruciata, è poi necessario acquistare nuova materia prima, con evidenti ricadute dannose sull’ecosistema.
Per questo l’ultimo obiettivo del governo è di scoraggiare i cittadini a fare la semplice raccolta differenziata dei materiali che dovranno essere riciclati. È stata anche lanciata una campagna nazionale per fare capire alle persone quanto possano essere maggiori i benefici riparando, riutilizzando e condividendo gli oggetti di cui sono già in possesso.
Anche la soluzione di importare rifiuti dalle altre nazioni europee è considerata temporanea e il governo punta a diventare autosufficiente grazie all’energia ottenuta dalle biomasse.
Gli stati dell’Ue che non riescono ad avere un certo livello di riciclaggio sono costretti a pagare una multa a Bruxelles e per evitare di incorrere nella sanzione inviano i rifiuti in Svezia. In questo modo però la nazione scandinava scoraggia i vicini europei a fare altrettanto per innalzare i livelli di raccolta differenziata e di riciclaggio dei materiali.
Alcuni comuni stanno investendo in futuristici sistemi di riciclaggio, come ad esempio sistemi di raccolta pneumatica dei rifiuti che permettono la raccolta e la gestione dei rifiuti attraverso tubi sotterranei collegati tra loro (il primo adottato in Svezia risale al 1961, in Italia è stato sperimentato a Roma per i residenti dell’Eurosky Tower), oppure cassonetti sotterranei per liberare le strade dai cattivi odori e dall’ingombro dei rifiuti.
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