Il 27 giugno la Corte di appello del Tribunale dell’Aja ha annunciato che i Paesi Bassi sono in parte responsabili della morte di circa 300 persone musulmane che, nel luglio del 1995, furono espulse da una base delle Nazioni Unite occupata dalle truppe olandesi dopo che la zona circostante la cittadina bosniaca di Srebrenica era stata invasa dalle truppe serbo-bosniache.
La sentenza della Corte d’Appello dell’Aja conferma una decisione del 2014 secondo cui le forze di pace olandesi non potevano non sapere che le persone in cerca di rifugio nel villaggio di Potočari sarebbero state uccise dalle truppe serbo-bosniache una volta espulsi dalla base Onu.
Lo Stato olandese dovrà versare un risarcimento alle famiglie delle vittime, pari al 30 per cento dei danni subiti dalle donne e dagli uomini e giovani, mandati a morte certa.
La presidente della Corte d’Appello, Gepke Dulek, ha detto che questi danni saranno quantificati in una udienza successiva.
Il genocidio di Srebenica
Nel luglio 2015, a Srebrenica – cittadina dell’attuale Bosnia-Erzegovina – compiva il massacro più brutale e sanguinoso dalla fine della seconda guerra mondiale. Oltre 8.300 uomini e ragazzi bosniaci – in gran parte musulmani – furono sterminati dall’esercito serbo-bosniaco.
Dal 1995 a oggi sono state ritrovate 233 fosse comuni, in cui erano stati nascosti i corpi delle vittime di Srebrenica. Oggi oltre 6mila vittime sono seppellite nel memoriale di Potocari. Di alcune sono state ritrovate solo alcune ossa, ma per i familiari è importante avere un luogo in cui recarsi a piangere e ricordare i propri cari.
Secondo l’Istituto bosniaco delle persone scomparse, mancherebbero ancora all’appello i corpi di 1.200 vittime.
La strage di Srebrenica avvenne sotto l’occhio delle Nazioni Unite e delle grandi potenze internazionali, ma nessuno intervenne. Secondo quanto rivelano nuove indagini, le tre grandi potenze occidentali all’epoca – Regno Unito, Stati Uniti e Francia – sapevano che le truppe serbo-bosniache erano pronte a commettere un massacro. I caschi blu dell’Onu si trovavano in Bosnia, in quel momento. Ma nessuno mosse un dito.
Nel 2000, in occasione del quinto anniversario del massacro, Kofi Annan – l’allora Segretario generale dell’Onu – ammise gli errori commessi dalla comunità internazionale durante la guerra in Bosnia, dicendo che la tragedia di Srebrenica “avrebbe macchiato per sempre la storia delle Nazioni Unite“.
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