di Veronica Andrea Sauchelli
Zlín, Repubblica Ceca – Due robuste mani tatuate stanno mettendo una carpa viva sulla bilancia, appena oltre, nella piccola casetta in legno allestita nel bel mezzo del parcheggio del centro commericiale, le acque di una grossa tinozza sono agitate da una fitta angoscia ittica. La bilancia dice la sua verità, il venditore solleva l’animale e ruota su se stesso. Con le spalle al mondo e la preda all’ombra del corpo, fa sapere al primo della fila: “Tre chili e settantasei!”. A quel punto il braccio del’uomo si solleva in direzione del cielo, e un attimo dopo si abbatte con legno mortale sul cranio del pesce, liberando nell’atmosfera grigia un rumore definitivo.
Il fatto è che nel paese di Kundera la carpa è il piatto d’elezione della vigilia di Natale. Simbolo significativo della cultura Cristiana, il pesce compare sulle tavole dicembrine ceche sin dal diaciasettesimo secolo, anche se va detto che allora il fenomeno non era ancora particolarmente diffuso, tuttavia in epoca post-medievale il pesce come simbolo era comunque portato in tavola attraverso pane che ne avesse la forma. È solo durante il diciannovesiomo secolo che questa tradizione si afferma, seppure ancora limitatamente agli ambienti urbani. All’epoca due erano le modalità in cui veniva preparato: “All’azzurra”, cioè cucinato all’aceto (o al vino bianco) e spezie; oppure “alla nera”, ovverosia con una crema dolce a base di marmellata di prugne e marzapane. Al termine del primo conflitto Mondiale é finalmente diventato il piatto della tradizione popolare; a seguito del secondo, invece, si è iniziato a servirlo impanato, come anche oggi accade.
Ogni anno, tre o quattro giorni prima di Natale, la Repubblica Ceca si riempe di vasche vive che vanno ad accupare gli angoli delle piazze o le periferie di paese. Fatta la fila, si può scegliere il proprio animale e decidere se lo si vuole morto o vivo. Nel secondo caso verrà rapidamente portato a casa in una busta e, per la gioia dei bambini, vivrà nuotando placidamente nella vasca da bagno fino alla vigilia stessa: la morte gli verrà data all’ultimo, affinché sia più buono. Sotto al piatto, poi, sarà possbilie trovare le scaglie traslucide del fugace inquilino: si dice che portino ricchezza.
Durante l’anno passato sono state vendute 8mila tonnellate di carpe, di cui circa l’80-90 per cento durante il periodo natalizio. Tenendo conto che una carpa pesa mediamente attorno ai tre chili, si può stimare che in tavola siano finiti circa 2milioni di esemplari, che – per dare un ordine di grandezza – corrisponde al numero di abitanti dell’intera Slovenia. Fra i cechi c’è anche chi mal sopporta questa mattanza, sono in aumento i casi di carpe acquistate per poi essere salvate e nuovamente gettate nei fiumi, putroppo muoiono lo stesso poco dopo, a causa dello stress subito. Curiosamente, domandando ai locali, si può riscontrare che a una grossa fetta di popolazione questo piatto non piace ma, si sa, le tradizioni sono dure a morire.