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    Il governo messicano avrebbe mentito sulla strage di Iguala

    La Commissione interamericana sui diritti dell'uomo ha smentito la versione dei fatti sostenuta dal governo messicano riguardo la scomparsa dei 43 studenti di Iguala

    Di TPI
    Pubblicato il 7 Set. 2015 alle 13:44 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:23

    Non è vero che i 43 studenti spariti il 26 settembre 2014 dalla cittadina di Iguala, nel sud del Messico, sono stati uccisi e bruciati nella discarica di Cocula dal gruppo criminale Guerreros Unidos, secondo la Commissione interamericana sui diritti dell’uomo (IACHR), che rigetta la versione dei fatti sostenuta dal governo messicano.

    Gli studenti erano stati arrestati dalla polizia di Iguala su ordine dell’allora sindaco José Luis Abarca, che temeva che i ragazzi avrebbero potuto causare confusione durante un evento organizzato dalla moglie Angeles Pineda Villa. Sempre secondo il governo, un gruppo di poliziotti corrotti li avrebbe caricati su un camion dopo l’arresto e consegnati ai Guerreros Unidos, nei pressi della discarica. Il gruppo criminale avrebbe infine provveduto a bruciare i corpi per eliminare qualsiasi traccia.

    Il report dell’IACHR ha però smentito questa versione dei fatti, dicendo che le indagini ufficiali sarebbero state pesantemente viziate. Il documento, redatto in seguito a sei mesi di investigazioni, non spiega cosa sia successo esattamente il 26 settembre 2014, ma contrasta la versione del governo, sostenendo che sarebbe stato impossibile bruciare tutti i corpi dei 43 ragazzi nelle modalità descritte da loro.

    In seguito alla pubblicazione del documento, il rappresentante legale dello stato messicano, il Generale Arely Gomez, ha annunciato che la polizia scientifica tornerà sul luogo dell’accaduto per eseguire ulteriori verifiche.

    I familiari delle vittime criticarono fin da subito le investigazioni ufficiali, sostenendo che il governo stesse celando delle informazioni. Ora che i loro sospetti sono stati confermati dal report, accusano le autorità di aver voluto coprire l’azione illecita di alti ufficiali dell’esercito implicati nella strage.

    Secondo la versione del governo, cinque membri dei Guerreros Unidos avrebbero bruciato i corpi degli studenti in sole 16 ore e con risorse limitate. Il professore José Torero dell’Università australiana del Queensland – che ha partecipato alla redazione del report – ha però spiegato che per bruciare tutti i corpi senza lasciare alcuna traccia, sarebbero state necessarie almeno 30 tonnellate di legna e 13 di pneumatici e di Diesel. L’intera operazione avrebbe richiesto almeno 60 ore. Non ci sono indizi che mostrerebbero la presenza di un rogo così grande sul luogo dell’accaduto.

    Il presidente del Messico Enrique Pena Nieto è stato ampiamente criticato per la gestione del caso, in seguito al quale si sono verificate diverse manifestazioni di protesta nella capitale Città del Messico.

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