Nella mattina del 10 dicembre è arrivata una sentenza importante da parte della Corte di giustizia europea: “Il Regno Unito è libero di revocare unilateralmente la notifica della sua intenzione di ritirarsi dall’Unione europea”. I giudici di Lussemburgo si sono pronunciati con una storica decisione, destinata a avere conseguenze sul voto della Camera dei Comuni previsto per domani, 11 dicembre, sull’accordo tra il governo di Theresa May e l’Ue.
Il caso era stato sollevato davanti alla Corte di giustizia dell’Ue da un tribunale scozzese, dopo un ricorso presentato da membri del Parlamento britannico, del Parlamento scozzese e del Parlamento europeo. I ricorrenti avevano chiesto se la notifica di ritiro previsto dall’articolo 50 dal Trattato potesse essere revocata in modo unilaterale.
La sentenza permetterà di chiarire le opzioni disponibili ai deputati del Parlamento del Regno Unito che dovranno pronunciarsi sulla ratifica dell’accordo Brexit.
Quando uno Stato membro ha notificato al Consiglio europeo la sua intenzione di ritirarsi dall’Ue, come ha fatto il Regno Unito, questo Stato membro è libero di revocare unilateralmente questa notifica, hanno stabilito i giudici.
Il motivo di tale decisione è riscontrabile, secondo la Corte Ue, nel fatto che altrimenti “sarebbe contrario all’obiettivo dei Trattati di creare un’unione sempre più stretta tra popoli d’Europa costringere a uscire uno Stato membro”. Di conseguenza la revoca unilaterale, da parte del solo stato richiedente, è ammessa.
Se il paese non potesse ritirarsi unilateralmente e la revoca dovesse essere sottoposta al voto degli altri membri, ciò “trasformerebbe un diritto unilaterale sovrano in un diritto condizionato e sarebbe incompatibile con il principio secondo cui uno Stato membro non può essere costretto a ritirarsi dall’Unione contro la sua volontà”, hanno detto i giudici di Lussemburgo.
“La revoca deve essere decisa al termine di un processo democratico nel rispetto delle regole costituzionali nazionali”, specificano i giudici. La revoca permette di confermare l’appartenenza dello Stato membro interessato all’Ue in termini immutati quanto al suo status di membro e mette fine alla procedura di ritiro.
La possibilità di revocare l’uscita dall’Ue esiste però fino a quando l’accordo di ritiro concluso tra l’Unione e lo Stato membro interessato non sia entrato in vigore o, in mancanza di questo accordo, fino a quando il periodo di due anni a partire dalla notifica dell’intenzione di ritirarsi dall’Ue, eventualmente prorogato, non è scaduto.
Il Regno Unito ha tempo quindi fino al 29 marzo 2019, e oltre in caso di proroga dei negoziati oltre i 2 anni previsti dall’articolo 50 del Trattato, per decidere di ripensarci sulla Brexit e revocare l’uscita.
Leggi l'articolo originale su TPI.it