“Vogliamo attirare persone di talento da tutto il mondo, indifferentemente dalla loro nazionalità”: è questo il messaggio lanciato dalla Ministra degli interni britannica Priti Patel, che ieri ha presentato le nuove misure in materia d’immigrazione del Regno Unito: un sistema a punti che premierà chi è particolarmente talentuoso o famoso, coloro che si sono aggiudicati – nel corso della propria carriera – riconoscimenti internazionali come i Bafta, i Golden Globe, gli Oscar o altri premi in ambito artistico, ma anche scientifico e tecnologico, come il premio Turing per gli informatici.
La ministra inglese ha detto che a questi professionisti sarà riservato un punteggio maggiore e quindi sarà più facile per loro ottenere un visto di lavoro per stabilirsi eventualmente nel Regno Unito. Queste persone per Patel sono “arrivate all’apice della propria carriera” e per questo “hanno molto da offrire al Paese”. Per gli altri non sarà altrettanto facile entrare in Inghilterra. Come già accade in Australia o in buona sostanza negli Usa, per ottenere un visto sarà necessario avere un titolo, dimostrare di conoscere la lingua e avere già un reddito allineato con quello pro-capite del Regno Unito, pari a circa 27mila sterline l’anno.
In barba alla tradizione di una terra in cui da decenni giovani europei e di tutto il mondo fanno il proprio ingresso nel Paese senza titoli e senza conoscere la lingua, proprio perché è a Londra o nei dintorni che vogliono impararla, lavorando in bar e ristoranti per vivere un’esperienza di vita e, in alcuni casi, tentare la fortuna. Ma questa tradizione rischia adesso di andare definitivamente in frantumi, a discapito di chi sognava di varcare il binario “nove e tre quarti” di King’s Cross Station, le strade romantiche di Notting Hill o quelle della musica “brit” anni ’80, divertirsi a Shoreditch o a Camden town. Con buona pace dei gestori di ristoranti e bar che difficilmente, quando il Paese riuscirà a tornare ai ritmi pre pandemia, troveranno la stessa quantità di forza lavoro, in settori che negli ultimi anni sono stati occupati quasi totalmente da stranieri, e in cui i britannici non sono più abituati a lavorare.
Per fare un bilancio economico, comunque, bisognerà attendere almeno un altro anno. Quello che colpisce al momento è che, da un lato, con la Brexit gli europei saranno considerati a tutti gli effetti extra-comunitari, come i cittadini di altre nazioni o continenti, dalla Russia al Canada, senza nessuna corsia preferenziale; dall’altro, l’impronta che il governo di Boris Johnson vuole dare all’immigrazione, e cioè quella di un’ “accoglienza” elitaria, che dà opportunità solo a chi gode già di fama e riconoscimenti, ai “migliori e ai più intelligenti”, ha specificato Patel, a cui verranno concessi i visti più velocemente nell’ambito del sistema a punti. Un modo diverso di guardare all’immigrazione, per cui non conta dove sei nato, sarai sempre il benvenuto. Se hai vinto un Oscar.