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    Il Regno disunito: come hanno reagito la Scozia e l’Irlanda del Nord alla Brexit

    In Irlanda del Nord e Scozia i risultati sono nettamente diversi rispetto al resto del paese e sottolineano come la popolazione abbia ancora voglia di restare in Europa

    Di TPI
    Pubblicato il 24 Giu. 2016 alle 12:41 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:13

    I cittadini britannici si sono espressi a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Il fronte del leave ha vinto con il 51,9 per cento degli elettori, contro il 48,1 dei favorevoli alla permanenza in Europa.

    I separatisti sono però distribuiti in maniera tutt’altro che uniforme nell’intero paese.

    In Inghilterra e Galles la maggioranza degli elettori, rispettivamente il 53,4 e il 52,5 per cento, ha votato per distaccarsi da Bruxelles, mentre in Irlanda del Nord e Scozia i risultati sono nettamente diversi e sottolineano come la popolazione locale abbia ancora voglia di restare in Europa.

    In Irlanda del Nord, gli eurofili si sono attestati al 55,8 per cento e il remain ha trionfato in 11 su 18 circoscrizioni elettorali. In Scozia la percentuale di favorevoli è stata addirittura più alta, attorno al 62 per cento. In nessuna delle 32 circoscrizioni si è registrata una vittoria del leave.

    Intanto il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon ha annunciato che inizieranno a breve i procedimenti legali per il secondo referendum sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito.


    Le reazioni dei leader politici di Scozia e Irlanda del Nord suggeriscono che il Regno Unito possa ora andare incontro a trasformazioni maggiori dell’uscita dall’Ue: potrebbe trattarsi di una vera e propria disgregazione del paese.

    La situazione in Irlanda del Nord è estremamente delicata, dal momento che è l’unica parte del Regno Unito a condividere un confine di terra con un paese dell’Ue, precisamente con la Repubblica d’Irlanda. Dopo Brexit dovrà essere naturalmente gestito in maniera diversa e più severa, sebbene i dettagli non siano ancora chiari.

    La classe politica dell’Irlanda del Nord non sembra però pronta a rassegnarsi ai risultati del referendum. Il vicepremier Martin McGuinness li ha criticati, dichiarando che non hanno “nulla a che vedere con ciò che è meglio per gli abitanti del Nord”.

    Il Regno Unito si trova ora “in acque inesplorate” e verrà probabilmente tenuta una consultazione sulla riunificazione con l’Irlanda. Attraverso un referendum, Belfast potrebbe annunciare la sua intenzione di unirsi con il vicino meridionale, di modo da rientrare nell’Unione.

    Anche il leader del partito irlandese Sinn Fèin, Declan Kearney, ha negativamente commentato che “il governo britannico ha fallito nel suo incarico di rappresentare l’Irlanda del Nord nella questione sull’Unione europea” ed ha espresso il suo consenso a un referendum sulla riunificazione.

    Secondo il primo ministro scozzese Sturgeon, i risultati “inequivocabili” indicano come “gli scozzesi vedano il loro futuro come parte dell’Unione”. Il governo lavorerà a stretto contatto con le autorità britanniche per capire che cosa succederà, ma si impegna a proteggere “in ogni circostanza gli interessi della Scozia”.

    In settimana il premier aveva dichiarato che un referendum di indipendenza sarebbe stato messo sul tavolo, se Brexit si fosse verificata contro il volere degli scozzesi. Anche Salmond, suo predecessore alla guida del governo, aveva parlato di questa possibilità.

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