Erano le 21 dell’8 aprile 1990 quando gli spettatori statunitensi ebbero per la prima volta occasione di trovare sui loro tranquillizzanti schermi televisivi una serie (o più semplicemente un telefilm, come si diceva allora) dopo la quale nulla sarebbe stato lo stesso.
Si chiamava Twin Peaks (I segreti di Twin Peaks, nel romanzesco titolo italiano), era diretta da un paladino dei cinefili come David Lynch, e la mattina seguente in qualsiasi ufficio o caffetteria scolastica d’America risuonò una sola, ormai iconica, domanda: “Chi ha ucciso Laura Palmer?”.
La storia dell’omonima liceale di un’amena cittadina di montagna, uccisa da una mano misteriosa e ritrovata sulla riva di un lago avvolta in un telo di plastica, aveva immediatamente coinvolto un’intera nazione grazie a un inatteso mix di giallo investigativo, soap opera dal sapore anni Cinquanta e elementi sovrannaturali fuori da ogni logica.
Lynch, già autore di film d’avanguardia pura come Eraserhead, di gialli perversi come Velluto blu o esplorazioni della diversità come The Elephant Man, portava per la prima volta il surrealismo più onirico della sua controversa arte in un mezzo, quello televisivo, in cui non si era mai fatto strada prima.
La serie aveva avuto però breve vita – a detta degli autori per colpa di produttori televisivi poco accorti -, e già a giugno 1991, al termine della seconda stagione, aveva visto andare in onda il suo ultimo episodio, che aveva lasciato gli spettatori senza una vera risoluzione dei suoi enigmi e anzi con un un finale angoscioso e destabilizzante.
Ora, ventisei anni dopo (un’era geologica in ambito televisivo), in un caso pressoché unico nella storia del piccolo schermo si è realizzato quello che milioni di spettatori avevano sperato invano per così tanto tempo: Twin Peaks torna, con i suoi protagonisti e il suo regista di allora.
Sono diciotto i nuovi episodi che andranno in onda a partire da stasera 26 maggio su Sky (negli Stati Uniti dal 21 maggio su Showtime), dopo un battage pubblicitario incessante ma probabilmente dovuto, anche considerando il fatto che David Lynch era ormai inattivo dal 2006.
Ma cosa c’è da aspettarsi da questa terza stagione? I fan di lunga data apprezzeranno questo ritorno? E chi invece non è mai entrato nel mondo di Twin Peaks riuscirà a capirci qualcosa?
Innanzitutto va detto che, nonostante nel cast ci siano moltissimi attori del vecchio cast, l’atmosfera è fin dalle prime scene poco familiare: la sigla, pur mantenendo le storiche note di Angelo Badalamenti, non vede più scorrere le immagini bucoliche del 1990, e bastano pochi minuti per rendersi conto che siamo di fronte a un prodotto che vive di vita propria.
Nonostante questo, non aver visto la serie originale, senza dimenticare il film Fuoco cammina con me! (1992), che la completava, rende difficile per un profano la comprensione di ciò che accade sullo schermo, che potrebbe apparire più incomprensibile di quanto non sia anche ai fan.
Nella prima incarnazione della serie, l’agente dell’FBI Dale Cooper (interpretato dall’attore feticcio di Lynch, Kyle MacLachlan), inviato nella cittadina per risolvere il mistero, entrava per la prima volta come i telespettatori in un mondo a sé stante, fatto di crostate di ciliegie e foreste di abeti, ma anche di personaggi estremamente bizzarri e di segreti inconfessabili e oscuri dietro la patina pastello della città dai picchi gemelli.
La cittadina di Twin Peaks diventava quindi una perfetta Lynchtown, pensata su misura per rappresentare la tranquillizzante estetica di un passato innocente e allo stesso tempo accogliere le ombre violente di forze ataviche e irrazionali rappresentate da killer e spiriti maligni.
Nella nuova stagione si capisce rapidamente che quell’ambiente non sarà più il centro assoluto dell’universo della serie, ma solo uno dei tanti luoghi che la popolano, e che l’aspetto onirico e sovrannaturale sarà ormai fuori controllo: prendere o lasciare.
Già alcuni mesi fa un produttore della serie aveva parlato di un’opera definibile come “David Lynch in versione eroina pura”, e dopo la visione dei primi quattro episodi è difficile dargli torto: l’immaginazione del regista è lasciata a briglia sciolta, ormai sganciata da qualsiasi tono da soap opera, e in grado grazie ai nuovi effetti digitali di realizzare incubi ancora più elaborati.
I toni sembrano molto più vicini a film del regista come Strade perdute o Mulholland Drive, con immagini fredde e minacciose, personaggi inconoscibili e scene che si alternano tra la violenza più spietata e le fughe oniriche più avanguardistiche, dimostrando che né Lynch né i produttori si sono accontentati di andare sul sicuro.
Non sembrano esserci mezze misure: chi è in cerca di soluzioni razionali e rassicurazione può tenersi alla larga: entrare nel nuovo Twin Peaks vuol dire entrare senza censure o restrizioni nella fantasia di David Lynch, e solo perdendosi senza troppe domande pedanti nel suo mondo è possibile trarne soddisfazione.
Le immagini che più avevano contribuito a creare un “immaginario lynchiano” ancor oggi riconoscibile, quelle che rappresentavano sogni fatti di tende rosse, nani ballerini e frasi pronunciate al contrario, tornano anche stavolta e sono allo stesso tempo familiari e nuovamente angoscianti, a dimostrazione ulteriore di una volontà di non sfruttare solo l’effetto-nostalgia.
Se il rischio era proprio questo, sembra che la scelta sia quella di andare in direzione contraria, distribuendo solo con discrezione e parsimonia dei richiami al passato che, proprio per la loro rarità, risultano genuinamente commoventi.
La serie in questo senso è un oggetto pressoché unico anche al di fuori del suo universo narrativo, perché, come capita di rado, consente di confrontarsi con forza inaspettata col passare del tempo, ritrovando volti fino a ieri cristallizzati nella loro giovinezza e ora come per magia ritrovati nella loro fragilità di uomini e donne segnati dagli anni, non più soltanto icone immortali.
Come dice uno dei personaggi, “È il futuro o il passato?”. Difficile dare una risposta: soprattutto per chi abbia avuto occasione di seguire la messa in onda originale del 1990, il ritorno di Twin Peaks è un evento legato alla memoria personale, un improvviso messaggio dallo spazio dopo un silenzio che si credeva eterno.
Rivedere l’agente Cooper, Laura Palmer e i tanti altri protagonisti dell’epoca vuol dire riabbracciare degli amici perduti e inaspettatamente ritrovati quando si erano ormai perse le speranze, riscoprire i loro tratti distintivi ormai dimenticati e, con la curiosità di sapere cos’è successo loro in ventisei anni, riprendere un tratto di cammino insieme a loro e perdersi di nuovo nelle loro vite.
Perché in fondo come titola un libro dedicato proprio a Lynch, “perdersi è meraviglioso”.
Twin Peaks torna stasera alle 21.15 su Sky Atlantic, e poi ogni venerdì per 18 episodi complessivi. Questo il trailer e la nuova sigla: