Delphine Boël è cresciuta sognando di diventare una principessa e ora forse lo diventerà davvero. Ma solo dopo che quello che lei considera il suo padre naturale si sarà sottoposto a un test del Dna. Il papà in questione è Alberto II, re di Belgio.
Lui ha 84 anni, lei di anni ne ha 50 ed è figlia dell’aristocratica Sybille de Selys Longchamps, che a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta avrebbe avuto una relazione con Alberto II. A dimostrarlo ci sarebbero molte fotografie che ritraggono i due insieme in vacanza, sulle spiagge della Sardegna e la neve di Cortina d’Ampezzo. In alcuni scatti si vede addirittura il re con la piccola Delphine tra le braccia.
Ora i giudici di Bruxelles hanno ordinato di effettuare l’esame genetico per una causa di non riconosciuta paternità e arrivano al termine di una lunga battaglia iniziata dalla donna qualche anno fa, nel 2013, quando Delphine ha misconosciuto il padre naturale Jacques Boël e ha chiesto al re di riconoscerla finalmente come sua figlia.
Per il tribunale di Bruxelles sarebbe “non fondata” la richiesta della donna di non riconoscere Jacques Boël come padre. Il Dna, però, non mente: tra i due non ci sarebbe alcun legame biologico, ma per i giudici lui resta il “padre legale” della 50enne. A questo punto, però, l’avvocato di Delphine Jacques ha deciso di fare appello e, inaspettatamente, lo scorso 25 ottobre la corte d’appello ha ordinato ad Alberto II di fare il test del Dna.
L’avvocato di Delphine Marc Uyttendaele ha riferito di “sentirsi sollevato dal verdetto perché sostiene il principio secondo il quale bisogna sempre privilegiare l’interesse del bambino”. Per il legale della donna, la soddisfazione più grande è che la magistratura abbia trattato la vicenda come se fosse stata una qualsiasi causa legale. “Presto dimostreremo che Alberto II è davvero suo padre”, ha aggiunto l’avvocato.
Intanto il re – che nel 2013 ha abdicato in favore del figlio Filippo – è costretto a fare il test del Dna. Se dovesse rifiutarsi, non sarebbe difficile capire che Delphine è la figlia naturale di Alberto II.
La corte gli ha concesso novanta giorni riconoscendo, vista l’età del sovrano, l’urgenza dell’esame. Ma nemmeno la morte del reale fermerà il test: infatti il tribunale ha disposto che in caso di decesso verrà predisposto un prelievo post-mortem.
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