Tel Aviv, martedì 24 aprile: un uomo nero viene afferrato per i capelli da un bianco che ridendo scatta un selfie di entrambi.
Questa scena è stata immortalata dal fotografo statunitense Jonathan Small che ha condiviso gli scatti sui social network.
In poco tempo le foto hanno fatto il giro del web e molti utenti hanno dubito della veridicità degli scatti, oggetto anche di alcuni fotomontaggi.
Per verificare l’attendibilità delle immagini, l’emittente televisiva francese France24 ha contattato direttamente il fotografo.
“Si è trattato di deliberata umiliazioni e violenza psicologica”, spiega il fotografo che era a soli 7 metri dalla scena.
“Faccio spesso passeggiate lungo la spiaggia di Tel Aviv. Quel giorno, erano circa le sei di pomeriggio, ho visto un gruppo di tre persone che si sono avvicinate a due uomini neri che stavano facendo la doccia sulla spiaggia. Non ho idea di chi fossero, ma ho pensato che potessero essere dei migranti in Israele.
“Un uomo con una maglietta rossa si è avvicinato loro con fare scherzoso. C’era qualcosa di strano in tutta quella situazione: stava deridendo e stuzzicando i neri, che a loro volta sorridevano, ma era più come se li stesse deliberatamente intimidendo”.
“Ero a circa sei o sette metri di distanza ma non sono riuscito a sentire cosa stessero dicendo. Osservando come si comportavano i neri, però, mi sono reso conto che qualcosa non andava. Così ho tirato fuori la mia fotocamera per scattare alcune foto”, prosegue Small.
“All’improvviso”, prosegue il fotografo, “l’uomo bianco ha afferrato per i capelli uno dei neri, come fosse un animale. Il suo atteggiamento era strano: era allo stesso tempo amichevole e violento, con aria paternalistica, come se stesse dicendo all’uomo: ‘Sei inferiore a me, quindi intrattienimi’”.
“Il tutto è durato solo pochi minuti. Nessuno, incluso me, ha fatto niente, oltre a fare foto. Non sono nemmeno andato a parlare con i neri, perché non sembravano del tutto sani, forse erano ubriachi e non si erano nemmeno resi conto di cosa stesse succedendo”.
“Ho avuto la sensazione che parlare con loro non avrebbe portato da nessuna parte. Quindi sono tornato a casa. Ho deciso di pubblicare le foto. Nessuno, senzatetto o no, nero o bianco, in Israele o altrove, merita di essere trattato in questo modo”, spiega ancora il fotografo.
Sui social media, e in particolare su Reddit, molte persone hanno pensato la foto fosse solo una messa in scena.
“Ho visto un sacco di persone confondere quello che è successo sulla spiaggia di Tel Aviv con il fatto che i bianchi erano probabilmente ebrei. Ci sono persino dei fotomontaggi in cui hanno messo le mie foto accanto alle immagini dei campi di concentramento, suggerendo al contempo che ‘gli ebrei hanno dimenticato la storia’”.
“Quello che ho visto potrebbe succedere ovunque e non ho idea se l’uomo bianco con la maglietta rossa fosse israeliano, ebreo o addirittura un turista. Il mio obiettivo era mostrare una situazione che non è normale, ovunque accada, e dire a coloro che assistono a scene simili di agire”.
France24 si è messa in contatto con le forze di polizia di Tel Aviv per chiedere se erano stati contattati in merito alla situazione o se stessero indagando.