Un rapporto diffuso dai curdi della regione autonoma della Rojava, cioè il territorio controllato dai curdi nel nord della Siria, fornisce nuove prove dell’atteggiamento di collaborazione, o quanto meno permissivo, adottato dalla Turchia nei confronti del sedicente Stato islamico
Nel rapporto sono elencate una serie di prove raccolte dai miliziani curdi che combattono l’Isis e dimostrerebbero come Ankara abbia permesso ai combattenti e ai foreign fighter dell’Isis, ma anche ad armi e risorse, di attraversare la frontiera ed entrare in Siria.
La prima prova fornita dai curdi siriani dell’YPG, considerati da Ankara un’organizzazione terroristica legata al PKK, il partito curdo dei lavoratori, da anni in guerra con la Turchia, sono le decine di documenti di identità e carte di credito trovate dai miliziani nel territorio siriano e indicano la forte presenza di Ankara nella regione.
Inoltre, una serie di passaporti di miliziani dell’Isis, permessi di soggiorno e alcuni biglietti aerei della Turkish Airlines, hanno timbri di ingresso e di espatrio fatti dalle autorità di Ankara, che dunque non avrebbero svolto il loro lavoro nell’impedire ai jihadisti di circolare liberamente in Turchia ed entrare in Siria.
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Nel rapporto sono documentate anche decine di prenotazioni di hotel da parte di cittadini stranieri in Turchia e trasferimenti di denaro verso nazioni come l’Indonesia, in cui si ritiene ci sia un numero considerevole di militanti jihadisti.
Nei vestiti di alcuni prigionieri sono state trovate agende o biglietti scritti in turco, con numeri telefonici, alcuni europei e statunitensi, di persone che potrebbero essere collegate con l’Isis.
Una serie di fotografie, inoltre, sono state trovate sui cellulari dei jihadisti e rivelano come prima di arrivare in Siria questi abbiano vissuto un lungo periodo in Turchia. Altre fotografie scattate al confine provano il passaggio dalla frontiera con la Turchia verso aree controllate dal sedicente Stato islamico di sostanze chimiche utilizzate per costruire esplosivi.
Infine, le confessioni dei miliziani catturati dai curdi durante gli scontri: tutti ammettono di essere arrivati in Siria attraverso il confine turco e alcuni di loro sostengono addirittura di aver ricevuto addestramento militare da parte di uomini del califfato all’interno della Turchia.
La Turchia una settimana fa è intervenuta militarmente in Siria con l’obiettivo di combattere il sedicente Stato islamico, ma secondo i curdi e molti osservatori internazionali, a preoccupare Ankara sarebbe soprattutto la nascita di una nazione curda al proprio confine.
Carte d’identità di cittadini turchi trovate in Siria
Passaporto di un cittadino serbo con il timbro d’ingresso e di espatrio turco
Materiali utilizzati per costruire ordigni contrabbandati in Siria attraverso un fiume al confine
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