Raid Usa a Baghdad, ucciso il generale iraniano Soleimani. Teheran: “Usa comprino bare per loro soldati”
Un raid statunitense condotto nella notte sull’aeroporto di Baghdad ha ucciso 8 persone, tra cui il generale iraniano Qassem Soleimani. Tra le vittime 5 membri del movimento iracheno e due emissari di Teheran. L’ordine dell’attacco, secondo il Pentagono, è partito direttamente dal presidente Trump.
Il raid Usa è scattato meno di 24 ore dopo la fine dell’assedio all’ambasciata americana di Baghdad. Soleimani (qui il suo profilo) è una delle figure chiave della strategia iraniana in Medio Oriente, molto vicino alla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e considerato da alcuni il potenziale futuro leader del Paese. Era alla guida delle forze speciali Al Quds, braccio armato dei Pasdaran all’estero, diventate sempre più influenti negli ultimi tempi. Lo scorso ottobre l’Iran aveva sventato un attentato contro di lui. La sua morte è stata confermata dal Pentagono e da Teheran.
Dopo le minacce delle autorità iraniane, che hanno promesso ritorsioni nei confronti degli Stati Uniti, il presidente statunitense Donald Trump è tornato sulla vicenda da Mar-a-Lago, in Florida: “Il generale Soleimani stava preparando nuovi attacchi. Il suo regno di terrore è finito”.
“Non abbiamo ucciso Soilemani per un cambio di regime o per iniziare la guerra. Ma siamo pronti a qualunque risposta sia necessaria”: ha aggiunto Trump, sottolineando come “il futuro dell’Iran appartiene al popolo che vuole la pace, non ai terroristi”.
“Il generale Soleimani stava mettendo a punto attacchi contro diplomatici americani e personale in servizio in Iraq e nell’area”, afferma il Pentagono. “Il generale Soleimani e le sue forze Quds sono responsabili della morte di centinaia di americani e del ferimento di altri migliaia”, aggiunge il Pentagono, precisando che il generale iraniano è stato anche il responsabile degli “attacchi contro l’ambasciata americana a Baghdad negli ultimi giorni”.
Nel raid Usa a Baghdad è stato ucciso anche Abu Mahdi al-Muhandis, il numero due delle Forze di mobilitazione Popolare, la coalizione di milizie paramilitari sciite pro-iraniane attive in Iraq.
Il raid punta a essere un “deterrente per futuri piani di attacco dell’Iran. Gli Stati Uniti continueranno a prendere tutte le azioni necessarie per tutelare la nostra gente e i nostri interessi del mondo”, mette in evidenza il Dipartimento della Difesa.
L’attacco arriva dopo l’avvertimento lanciato dal ministro della Difesa statunitense, Mark Esper, dopo le tensioni degli ultimi giorni con ore e ore di guerriglia e diversi tentativi di penetrare il compound che ospita la sede diplomatica Usa nella capitale irachena, la cui torretta all’ingresso principale è stata data alle fiamme.
Secondo una fonte del Pentagono che ha voluto mantenere l’anonimato, inoltre, gli Stati Uniti hanno preallertato le loro truppe di stanza a Vicenza, in Italia, che potrebbero essere dispiegate in Libano a difesa dell’ambasciata Usa a Beirut. Si tratta – riferiscono i media americani – di un numero di militari che va da 130 a oltre 700 unità.
“Dura vendetta”: la reazione iraniana
Dopo la notizia dell’uccisione del generale Soleimani, il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha parlato di un “atto di terrorismo internazionale degli Stati Uniti” e di una “estremamente pericolosa e una folle escalation”. Zarif ha aggiunto: “Gli Stati Uniti si assumeranno la responsabilità di questo avventurismo disonesto”.
La guida suprema iraniana Ali Khamenei ha chiesto tre giorni di lutto nel Paese affermando che l’uccisione del generale Qassem Soleimani raddoppierà la motivazione della resistenza contro gli Stati Uniti e Israele.
“Il lavoro e il cammino del generale Qassem Soleimani non si fermeranno e una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani e altri martiri dell’attacco della notte scorsa”, ha detto Khamenei.
“Gli iraniani e altre nazioni libere del mondo si vendicheranno senza dubbio contro gli Usa criminali per l’uccisione del generale Qassen Soleimani”, ha detto il presidente iraniano Hassan Rohani, secondo quanto riporta l’agenzia stampa IRNA. “Tale atto malizioso e codardo è un’altra indicazione della frustrazione e dell’incapacità degli Stati Uniti nella regione per l’odio delle nazioni regionali verso il suo regime aggressivo. Il regime americano, ignorando tutte le norme umane e internazionali, ha aggiunto un’altra vergogna al record miserabile di quel Paese”.
I Pasdaran, le Guardie della rivoluzione iraniane, hanno avvertito gli Usa: “Devono cominciare a ritirare le loro forze dalla regione islamica da oggi, o cominciare a comprare bare per i loro soldati”, ha affermato il vice capo Mohammad Reza Naghdi, citato dall’agenzia Fars. Naghdi ha aggiunto che “il regime sionista (Israele, ndr) dovrebbe fare le valigie e tornare nei Paesi europei, da dove è venuto, altrimenti subirà una risposta devastante dalla Ummah islamica”. “Possono scegliere a noi non piacciono gli spargimenti di sangue”, ha detto l’ufficiale iraniano.
La Guardia Rivoluzionaria iraniana, confermando la morte di Soleimani, afferma che il generale è stato ucciso da un attacco sferrato da un elicottero americano. Secondo le ricostruzioni iniziali, Soleimani e Mohammed Ridha, il responsabile delle public relation delle forze pro-Iran in Iraq, erano da poco atterrati all’aeroporto internazionale di Baghdad ed entrati in una delle due auto che li attendeva quando l’attacco è partito.
A seguito del raid Israele ha elevato lo stato di allerta. Soleimani era considerato nello Stato ebraico come il principale artefice da molti anni della sistematica penetrazione militare dell’Iran in vari Paesi della Regione. Secondo l’emittente il premier Benyamin Netanyahu potrebbe abbreviare la visita che sta conducendo in Grecia e rientrare oggi stesso in Israele.
Migliaia di cittadini in piazza a Teheran
Dopo l’attacco americano, migliaia di cittadini sono scesi in piazza a Teheran per protestare contro gli Usa, Donald Trump e la morte di Soleimani. Tante le bandiere americane bruciate dalla folla, slogan e minacce. “Gli americani di tutto il mondo non avranno più pace”, ha urlato l’ayatollah Seyed Ahmad Khatami, guida della preghiera collettiva.
Il Congresso Usa non era stato avvisato del raid
L’uccisione di Soleimani rischia di avere ripercussioni profonde nei rapporti già tesi fra Washington e Teheran, in Medio Oriente ma anche negli Stati Uniti.
Infatti, è emerso che i parlamentari americani non sono stati avvertiti dell’attacco ordinato dal presidente Donald Trump in Iraq, come ha reso noto in un comunicato il deputato democratico Eliot Engel.
Il raid eseguito in Iraq contro l’iraniano Qassem Soleimani “ha avuto luogo senza alcuna notifica o consultazione con il Congresso”, recita la nota: Soleimani era “la mente di una grande violenza” e ha “il sangue degli americani sulle sue mani”. Tuttavia, ha proseguito, “intraprendere un’azione di questa gravità senza coinvolgere il Congresso solleva seri problemi legali ed è un affronto ai poteri del Congresso nella sua veste di ramo paritetico del governo”.
L’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad, intanto, ha sollecitato i cittadini americani a “lasciare l’Iraq immediatamente” dopo l’attacco in cui è rimasto ucciso il generale Soleimani. “I cittadini americani partano per via aerea dove possibile, altrimenti raggiungano altri paesi via terra”, si legge in una nota.