Mercoledì 13 dicembre almeno 39 persone sono state uccise e altre 90 ferite in un raid aereo della coalizione saudita contro un campo della polizia militare controllato dai ribelli Houthi a Sanaa, la capitale dello Yemen.
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Un testimone sul luogo ha detto all’agenzia di stampa Reuters che gli aerei della coalizione hanno realizzato sette incursioni sopra il campo militare nel quale si trovano rinchiusi 180 prigionieri.
Secondo Al-Masirah Tv, canale televisivo locale controllato dagli Houthi, i morti sarebbero 30 detenuti.
Il bombardamento è arrivato dopo l’intensificarsi delle tensioni tra la coalizione appoggiata dai paesi occidentali e i ribelli sciiti sostenuti dall’Iran, che il 4 dicembre scorso hanno ucciso l’ex presidente yemenita Ali Abdullah Saleh.
Poche ore prima la sua uccisione era emersa la notizia che lo stesso Saleh aveva rotto l’alleanza con i ribelli sciiti Houthi e si dichiarava pronto a collaborare con i sauditi se questi avessero smesso di bombardare il paese e se si fossero impegnati a non contrastare la presidenza di Mansour Hadi.
Il conflitto in corso nel paese dal 2015, che vede contrapposti il movimento dei ribelli sciiti Houthi e la coalizione araba vicina al governo di Abdrabbuh Mansour Hadi, ha favorito la grave carestia e lo scoppio di un’epidemia di colera che, secondo i dati diffusi dal Comitato internazionale della Croce Rossa, potrebbe arrivare a colpire un milione di persone entro la fine del 2017.
Dall’inizio della guerra più di 8.670 persone sono morte e poco meno di 50mila sono rimaste ferite.
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