Ziad Ahmed è un ragazzo statunitense che vive a Princeton, in New Jersey e ha origini del Bangladesh. Quando ha dovuto rispondere alla domanda “Cos’è importante per te e perché?” sulla sua richiesta di ammissione per l’università di Stanford, la risposta gli è venuta immediatamente in mente. Ha scritto #BlackLivesMatter, il celebre hashtag conto il razzismo negli Stati Uniti che vuol dire: “La vita dei neri importa”.
Ma quando è arrivato alla seconda parte della domanda, che chiedeva il motivo della scelta, si è bloccato. “Quando ho pensato al perché, mi sono reso conto che il fatto stesso di dover spiegare il significato dell’hashtag è di per sé problematico e che il ‘perché’ è incarnato nelle parole stesse”, ha spiegato il ragazzo in una dichiarazione.
Così Ahmed ha scritto #BlackLivesMatter esattamente 100 volte, fino ha quando non ha raggiunto il numero delle parole consentite.
La rischiosa decisione che si è assunto lo ha ripagato: alla fine di marzo 2017 ha ricevuto la sua lettera di ammissione a Stanford.
I submitted this answer in my @Stanford application, & yesterday, I was admitted…#BlackLivesMatter pic.twitter.com/R5YxM77bWL
— Ziad Ahmed (@ziadtheactivist) 1 aprile 2017
“Quando ho aperto la lettera e ho visto che ero stato ammesso ero sbalordito”, dice Ahmed. “Non pensavo che mi avrebbero preso, ma è stato bello vedere che hanno visto il mio attivismo impenitente come un vantaggio piuttosto che come una colpa”.
Ahmed è il fondatore di Redefy, un’organizzazione no-profit di attivismo giovanile. “Il mio progressismo convinto è parte centrale della mia identità, e ho voluto essere rappresentato adeguatamente nella mia richiesta”, spiega.
Lo studente ha detto che la sua fede islamica e il suo impegno per la giustizia si intrecciano. Dice che non praticherebbe correttamente la sua religione correttamente se chiudesse gli occhi di fronte alle ingiustizie che subisce quotidianamente la comunità afroamericana.
Ahmed non ha ancora deciso in quale istituto andrà a studiare. In una serie di tweet ha detto che vorrebbe che l’attenzione che sta ricevendo la sua storia sia indirizzata verso le associazioni che si battono per eliminare le discriminazioni razziali negli Usa.
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