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    Guerra e pace: quante sono oggi le guerre nel mondo?

    Le forze governative siriane pattugliano il centro di Homs. La guerra civile siriana è soltanto una delle 36 guerre in atto nel mondo. Credits: AFP

    Il 21 settembre è la giornata internazionale della pace istituita dalle Nazioni Unite, ma in giro per il mondo ci sono 36 guerre in corso

    Di Viola Stefanello
    Pubblicato il 22 Set. 2018 alle 07:12 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:28

    Ogni anno dal 1981 il 21 settembre è la Giornata internazionale della Pace, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questa giornata chiede alle varie nazioni di dedicare una giornata alla pace e alla non-violenza, invitando tutti a cessare le ostilità almeno per questo giorno.

    Un invito che andrebbe osservato da decine di Paesi: secondo la settima e più recente edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, nel 2016 erano 36 le guerre in diverse parti del mondo, a cui vanno aggiunte anche decine di situazioni di crisi.

    Nel frattempo in alcuni Paesi, come in Colombia e ad Haiti, i conflitti hanno intrapreso la via della risoluzione.

    Curato dall’Associazione 46esimo Parallelo in collaborazione con la sezione italiana di Amnesty International e il Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali, l’Atlante è aggiornato al giugno 2016 e mostra una situazione mondiale desolante.

    A fornire una lista simile a quella dell’Atlante nella forma di una mappa interattiva è anche l’agenzia IRIN (Integrated Regional Information Networks), specializzata nelle guerre “dimenticate” o troppo spesso poco raccontate.

    Quali sono i Paesi in guerra nel mondo?

    Il continente dove troviamo più guerre attualmente in corso è l’Africa, che conta 14 guerre dichiarate, 4 situazioni di crisi e 9 missioni di peacekeeping dell’ONU. A trovarsi dichiaratamente in guerra sono Algeria, Ciad, Costa d’Avorio, Liberia, Libia, Mali, Niger, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Sahara Occidentale, Somalia, Sudan e Sud Sudan. In crisi anche Burkina Faso, Etiopia, Guinea Bissau e Uganda.

    È anche il Medio Oriente, però, a preoccupare e a essere descritto nei termini di una “guerra mondiale in miniatura”, considerato l’ingente coinvolgimento di potenze mondiali come Stati Uniti e Russia nella guerra civile in Siria. Ancora in guerra sono anche l’Iraq, lo Yemen e il Libano, toccato dallo sconfinamento della guerra civile siriana. C’è poi l’incessante conflitto israelo-palestinese.

    In America Latina si conta il conflitto armato colombiano, in via di risoluzione, mentre nell’ottobre 2018 cesserà la missione delle Nazioni Uniti ad Haiti MINUSTAH (Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti), istituita per garantire al Paese una transizione democratica. Benché non in guerra aperta, anche il Messico viene elencato tra i Paesi in forte crisi, per via del grande problema del narcotraffico.

    In Asia troviamo invece il conflitto tra Cina e Tibet, la guerra in Afghanistan e la guerra al narcotraffico nelle Filippine. Toccate dal conflitto sono anche India, Nagorno Karabakh, Kashmir, Kirghizistan, Pakistan e Thailandia. Quello tra Corea del Nord e Corea del Sud viene invece elencato soltanto tra le situazioni di crisi e non di guerra aperta.

    Anche l’Europa figura nella lista dell’Atlante: a trovarsi in situazione di conflitto sono Cecenia, Cipro, Georgia, Kosovo e Ucraina. Situazioni di crisi si trovano anche in Irlanda del Nord e nei Paesi Baschi.

    Quali sono le guerre in corso in Africa?

    L’Algeria è ufficialmente in guerra dal 1991 in uno scontro che vede opporsi il governo centrale agli estremisti islamici. A riunire le forze jihadiste nel Maghreb al momento è soprattutto Al-Qaeda, contro cui si battono Algeria, Niger, Mauritania, Mali, Tunisia, Libia, Marocco, Nigeria e Ciad, con l’intervento anche di Francia e Stati Uniti.

    Il Ciad, uno dei Paesi più poveri al mondo, combatte guerre interne o esterne dal momento della propria indipendenza, nel 1960. Tra il 2005 e il 2010 è stato in guerra con il Sudan, mentre ora si difende contro gli sconfinamenti del celebre gruppo jihadista Boko Haram, molto attivo nella vicina Nigeria. Gli integralisti islamici minacciano anche il Niger, dove hanno portato ad almeno un centinaio di morti nel 2015.

    In Costa d’Avorio vige una tregua che l’Atlante definisce “fragile” dal 2011: il territorio è conteso da una parte da bande armate e dall’altra da Stati Uniti, Francia e Cina, che lottano indirettamente per il controllo del Paese. L’ex presidente Laurent Gbago nel frattempo si trova a L’Aja, dove è detenuto con l’accusa di crimini contro l’umanità.

    La Liberia viene invece descritta come “formalmente in pace” grazie all’azione di 15mila caschi blu delle Nazioni Unite, ma destabilizzata dalle migliaia di morti legate all’epidemia di ebola.

    Di Libia sentiamo costantemente parlare: poco distante dall’Italia, dall’altra parte del Mediterraneo, il Paese è nel caos dopo la rivolta del 2011 sostenuta militarmente da Francia, Gran Bretagna e Italia, che ha portato alla morte del dittatore storico, Gheddafi. Da allora il Paese è conteso militarmente da varie tribù, oltre a dover affrontare il problema dell’arrivo dell’Isis.

    In Mali la pace viene garantita da una forza militare multinazionale guidata dalla Francia e diversi paesi africani dopo che nel 2012 un’alleanza tra indipendentisti tuareg e fondamentalisti islamici stava minacciando la stabilità del Paese.

    La Repubblica Centrafricana è stata attraversata di recente da due guerre civili, una combattuta tra il 2004 e il 2007 e un’altra tra 2012 e 2013. Oggi la tregua regge anche per via di un contingente di Caschi Blu dell’ONU presente sul territorio, di cui fanno parte anche decine di paracadutisti italiani.

    Vent’anni di guerra civile e otto milioni di morti stimati, la Repubblica Democratica del Congo continua a essere attraversata dal conflitto con l’obiettivo di controllare le grandi ricchezze naturali del Paese. Delle forze governative si trovano anche nei paesi confinanti, Rwanda e Uganda.

    C’è poi la questione sempre aperta del Sahara Occidentale, occupato dal Marocco dal 1975 nonostante la richiesta di indipendenza del popolo Saharawi e la promessa di un referendum non ancora organizzato.

    Una guerra infinita è anche quella in Somalia, che dalla caduta del dittatore Siad Barre nel 1991 non vede la pace. Un governo federale di transizione appoggiato dalle Nazioni Unite cerca di mantenere il controllo del Paese, ostacolato però dai signori della guerra locali.

    Finita invece la guerra d’indipendenza che ha visto la nascita del Sud Sudan nel 2011, lo stato più giovane del mondo è nuovamente in guerra con il Sudan, nemico storico, ed è lacerato all’interno da una guerra tra fazioni per il potere. Il Sudan stesso, invece, è in uno stato di guerriglia permanente contro gli autonomisti del Darfur.

    Quali sono le guerre in corso in Medio Oriente?

    Con i suoi oltre 300mila morti e i molti milioni di rifugiati e sfollati, la guerra civile in Siria è una di quelle più coperte dai media. È considerata una “guerra per procura”  che vede scontrarsi Stati Uniti, Russia, Iran e Arabia Saudita, oltre ai curdi e lo Stato Islamico.

    L’Iraq è in guerra quasi continua da oltre 25 anni per via delle due Guerre del Golfo, nel 1991 e nel 2003, che vedono il governo di Baghdad opporsi a coalizioni internazionali a guida statunitense. Il governo centrale fatica a controllare il territorio, conteso anche con l’Isis al confine con la Siria.

    Quasi sempre dimenticati, i 150mila armeno-cristiani del Nagorno Karabakh continuano a chiedere l’indipendenza dall’Azerbaijan islamico dal 1994, quando un primo conflitto causò 30mila morti. Una sorte simile è anche quella del Kurdistan, “il Paese che non c’è” tra Turchia, Siria e Iraq che chiede l’indipendenza dai tempi dell’impero ottomano.

    In Libano la guerra non è dichiarata ma piuttosto latente, secondo l’Atlante, dagli anni ’80. Lo sconfinamento della guerra civile siriana sul territorio libanese non aiuta a tenere a bada i delicati equilibri interni del Paese, toccato da una sanguinosa guerra civile dal 1975 al 1990.

    Lo Yemen è invece in guerra dal 2015 per via del conflitto scatenato dall’Arabia Saudita, che vuole riportare al governo i sunniti. I morti sono più di 10mila. Un altro problema che attanaglia la popolazione è la carestia.

    Indimenticabile poi il conflitto tra Israele e Palestina, che va avanti dal 1948 ed è recentemente tornato a far parlare di sè.

    Quali sono le guerre in corso in Europa?

    La retorica europeista parla di un Vecchio Continente che non vede la guerra da oltre 70 anni, ma la realtà dei fatti è un po’ diversa.

    Diversi sono i conflitti legati alla transizione dall’Unione Sovietica all’attuale Russia di Putin.

    Dalla fine della Guerra Fredda la Cecenia chiede l’indipendenza dalla Russia, ottenendo in cambio soltanto due guerre devastanti che hanno fatto milioni di morti e hanno consegnato il Paese a Kadyrov, che mira a tenere sotto controllo il fondamentalismo islamico ma allo stesso tempo limita fortemente i diritti umani nella regione.

    La Georgia, dal canto suo, teme possibili scontri armati con la Russia. Pur essendo riuscita ad ottenere l’indipendenza anche di territori formalmente georgiani come l’Ossezia del Sud, questi nuovi territori sono abitati in gran numero da russi: la loro presenza potrebbe portare la Russia ad attaccare nuovamente la Georgia nel nome della difesa dei “propri” concittadini. Nel frattempo, il Paese prova a difendersi avvicinandosi all’Unione Europea.

    L’Ucraina è invece in guerra con la Russia dal 2013, in seguito a una rivolta popolare che portò i filorussi della Crimea e di alcune regioni dell’est del Paese a proclamare la propria indipendenza da Kiev. Ancora oggi la situazione non è stata risolta e il futuro del Paese è incerto.

    Lontane dalla Russia ma pur sempre preoccupanti sono la situazione di Cipro, divisa letteralmente in due tra una fazione filogreca e una filoturca e osservata da vicino dai Caschi Blu, e del Kosovo, la cui sovranità non è riconosciuta ancora da diversi Stati, mentre scontri continui tra le minoranze albanesi e serbe destabilizzano il Paese.

    Quali sono le guerre in corso in America?

    Aggiornato all’estate 2016, l’Atlante parla ancora della guerra civile in Colombia, dove dal 2012 si lavora ai colloqui di pace tra rivoluzionari delle FARC e governo centrale. Le tensioni tra governo e rivoluzionari continuano però a rappresentare una minaccia alla pace nel Paese latinoamericano.

    Dopo il drammatico terremoto nel 2010, che ha causato la morte di oltre 200mila persone e ha distrutto l’economia dell’isola, Haiti si trova ancora in una fase di transizione democratica seguita attentamente da un contingente di Caschi Blu dell’ONU, che dovrebbero però terminare il proprio mandato nell’autunno 2018.

    Preoccupante anche la situazione in Messico, dove si sta combattendo una guerra informale al narcotraffico.

    Quali sono le guerre in corso in Asia?

    Fin dai tempi dell’invasione sovietica nel 1979 lAfghanistan è attraversato da conflitti interni ed internazionali: invaso prima dai russi, è oggi ancora presidiato dalle forze militari comandate dagli Stati Uniti, che hanno invaso il Paese per cacciare i talebani dal governo nel 2001. È uno dei Paesi dai quali provengono più profughi.

    Il Tibet è invece occupato da 40mila soldati cinesi dal 1950, nonostante in precedenza fosse uno Stato sovrano. Il suo leader, il Dalai Lama, è ancora in esilio, mentre la Cina controlla la regione con un pugno di ferro e reprime duramente ogni tentativo di rivolta.

    L’India affronta la guerra su più fronti. Deve combatterne una interna, contro i guerriglieri filo-maoisti che dagli anni ’60 si oppongono al governo soprattutto nelle regioni centro-orientali. Allo stesso tempo, però, si contende il Kashmir con il Pakistan dai tempi dell’indipendenza in un altro conflitto interno che ha visto migliaia di morti.

    Dal canto proprio, il Pakistan resta ufficialmente in guerra con l’India e il confine tra i Paesi è altamente militarizzato, ma è anche considerato “il centro nevralgico di Al-Qaeda” e si prepara a un conflitto interreligioso potenzialmente devastante.

    La Thailandia, all’apparenza tranquilla, ha visto 19 colpi di stato dal 1932, il più recente dei quali nel 2014 ha soffocato l’opposizione.

     

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