Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato una tregua umanitaria nell’enclave siriana di Ghouta Est, alla periferia di Damasco. L’annuncio è stato dato dal ministro della Difesa russo Serghiei Shoigu.
La tregua inizierà martedì 27 febbraio e verrà osservata ogni giorno per cinque ore, dalle 9 alle 14. L’obiettivo è quello di consentire ai civili di abbandonare la zona.
Ulteriori dettagli sul cessate il fuoco verranno resi noti dal Cremlino a breve.
L’area del Ghouta è sotto intensi bombardamenti da parte delle truppe governative da oltre una settimana. La Russia, alleata di Assad, sta supportando il presidente siriano in questa operazione.
Al momento i bombardamenti hanno provocato la morte di almeno 550 persone.
Sabato 24 febbraio il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha invocato una tregua di 30 giorni nell’area di Ghouta, al fine di permettere l’arrivo di medicinali e di evacuare i civili.
La Russia è stata accusata di voler rimandare più volte il voto chiedendo delle modifiche alla bozza di risoluzione, con argomenti giudicati volutamente pretestuosi da numerosi osservatori.
Sebbene la risoluzione dell’Onu abbia come obiettivo primario quello di mettere in salvo i civili nel Ghouta, i suoi effetti si applicano all’intera Siria, dove al momento sono in corso altri conflitti, in particolare nella zona di Afrin e in quella di Iblid.
La bozza chiede una tregua generale in tutto il paese. Nel testo si sostiene che 5.6 milioni di siriani si trovino in condizione di estremo pericolo.
Lunedì 26 febbraio si sono registrate delle violazioni al cessate il fuoco, con raid aerei del regime siriano che hanno provocato, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDU), nove morti e 31 feriti.
La notizia al momento non è stata commentata dall’esercito siriano.
Il 25 febbraio, la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno avuto un colloquio telefonico con Vladimir Putin, al quale hanno fatto appello affinché “eserciti la massima pressione sul regime siriano per ottenere la fine immediata degli attacchi aerei e dei combattimenti”.
“Iran e Siria rispetteranno la tregua, ma il cessate il fuoco non comprende i sobborghi di Damasco, là le operazioni continuano”, ha riferito il capo di stato maggiore dell’esercito iraniano.
Domenica 25 febbraio, un bambino è morto e 13 persone sono rimaste ferite con sintomi di asfissia a causa di un raid aereo delle forze governative siriane che, secondo i ribelli, sarebbe stato condotto con armi al cloro.
La Russia ha però negato che siano state utilizzate armi chimiche da parte delle forze lealiste, definendo le accuse delle “provocazioni”.