Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un pacchetto di emendamenti al codice penale relativo al servizio militare. La diserzione o la mancata comparizione alla leva è punita con la reclusione da cinque a dieci anni. Coloro che si arrendono volontariamente al nemico dovranno affrontare una pena detentiva fino a dieci anni. Inoltre, 15 anni di detenzione sono previsti per la diserzione durante la mobilitazione o la legge marziale, riporta la Tass.
Putin ha anche firmato una legge che facilita l’accesso alla nazionalità russa per i cittadini stranieri che servono nell’esercito russo. La legge prevede che stranieri arruolati nell’esercito russo possano richiedere la cittadinanza russa senza presentare un permesso di residenza, riferisce la Tass. Una procedura cui possono avere accesso stranieri che hanno sottoscritto un contratto con l’esercito russo da almeno un anno, si precisa. Così le coppie russe si stanno separando, costrette dalla chiamata alle armi di Putin. Stazioni ferroviarie e posti di blocco dell’esercito sono diventati teatro di separazioni strappalacrime, che spesso coinvolgono giovani coppie e uomini che non vogliono combattere.
“Dal 12 settembre abbiamo un nuovo regime di visti per la Russia. Ciò significa che gli Stati membri possono ancora rilasciare visti ai cittadini russi, anche se con un processo più lungo e macchinoso. La Commissione ha adottato anche le linee guida che sostengono un approccio molto più restrittivo ai visti per scopi non essenziali”, con cui “intendiamo avere coordinamento e promuovere soluzioni comuni a livello Ue. Questo è essenziale per preservare uno spazio Schengen forte e soprattutto la nostra unità”. Lo sottolinea all’ANSA una portavoce della Commissione Ue, interpellata sul caso dei visti ai russi in fuga. Nelle prossime ore a Bruxelles verrà fatto il punto della situazione.