Lunedì 14 marzo il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato il ritiro della maggior parte delle truppe russe presenti nel territorio siriano, annunciando che l’intervento militare in Siria da parte della Russia ha largamente raggiunto gli obiettivi prefissati.
In seguito a un incontro al Cremlino con il ministro della Difesa e quello degli Esteri, Putin ha riferito che il ritiro avrà inizio martedì 15 marzo. Putin ha inoltre manifestato la volontà di intensificare il ruolo della Russia nel processo di pace in Siria (oggi sono ripresi i colloqui di pace a Ginevra.)
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha annunciato che Putin ha telefonato al presidente siriano Bashar al-Assad per informarlo della decisione della Russia.
Il governo siriano ha precisato che la Russia ha comunque promesso di continuare a supportare le truppe di Assad nella lotta al terrorismo.
I bombardamenti russi in Siria sono iniziati a fine settembre del 2015.
Secondo i dati delle organizzazioni che monitorano il conflitto siriano, i raid russi hanno avuto una reale escalation all’inizio di febbraio del 2016, sia in termini di bombardamenti che in termini di copertura territoriale.
Il governo turco e l’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere accusano la Russia di aver colpito con i suoi bombardamenti aerei sulla Siria tre ospedali e una scuola.
Mosca ha negato ogni responsabilità, attribuendola agli Stati Uniti, i cui raid – però – non avvengono in quella zona, vale a dire il nordovest della Siria, dove l’Isis, che è l’unico bersaglio dei raid statunitensi, non è infatti presente in maniera radicata.
La Russia non colpisce solo l’Isis con i propri raid, ma anche i ribelli siriani. L’obiettivo della campagna russa in Siria non è solo quello comune agli Stati Uniti di sconfiggere il sedicente Stato islamico, ma anche quello di aiutare il governo siriano del presidente Bashar al-Assad per arginare l’avanzata dell’opposizione composta dalle varie fazioni di ribelli.
Gli Stati Uniti, diversamente, non sostengono Assad, ma preferiscono fare affidamento sulla coalizione ribelle dell’Esercito siriano libero e dei curdi siriani dell’Ypg, favorendoli attraverso i loro raid aerei.
L’intervento russo in Siria ha cambiato lo svolgersi degli eventi nel conflitto. Le truppe di Assad hanno potuto avanzare in diverse aree del paese con un considerevole costo in termini di vite umane.
I principali luoghi dei raid russi in Siria sono le zone del nordovest, nello specifico la città di Aleppo e la provincia di Idlib. Si tratta di aree geografiche la cui composizione etnica e politica è piuttosto frammentaria, in cui la Russia ha colpito sia l’Isis che i ribelli dell’Esercito siriano libero e il gruppo legato ad al-Qaeda di Jabat al-Nusra.
Intanto oggi, 14 marzo 2016, sono ricominciati i colloqui di pace sulla Siria a Ginevra: l’inviato Onu Staffan de Mistura ha avvertito che, se non si dovesse raggiungere un piano d’azione chiaro, la guerra continuerà più violenta di prima.
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