Venerdì 28 ottobre un pescivendolo marocchino è rimasto ucciso all’interno di un autocompattatore di rifiuti nel tentativo di recuperare il pesce che le autorità di al-Hoceima, una cittadina nel nord del Marocco, gli avevano confiscato.
La polizia aveva sequestrato il pesce appena acquistato presso il porto da Mouhcine Fikri, 31 anni, e altri pescivendoli perché le autorità locali hanno vietato la vendita di pesce spada per l’intera stagione.
Quando il pesce è stato gettato nel compattatore, Fikri è saltato all’interno del camion nel disperato tentativo di recuperarlo, ma è rimasto schiacciato.
La tragica morte dell’uomo ha causato un’ondata di proteste sui social media e la polizia è stata accusata di abuso di potere.
Alcuni sono convinti che gli agenti abbiano chiesto all’addetto di attivare il compattatore e che quindi la morte del pescivendolo sia stata un omicidio.
Gli attivisti marocchini hanno organizzato per domenica 30 ottobre una manifestazione che ha raccolto moltissime adesioni: la folla che ha partecipato in diverse città del Marocco non si vedeva nelle piazze dal 2011, quando il paese era stato raggiunto dalla primavera araba.
Nel tentativo di moderare la tensione e sedare gli animi, re Mohamed VI, attualmente impegnato in una serie di visite ufficiali in Africa, ha chiesto al ministro dell’Interno di fare visita alla famiglia dell’uomo rimasto ucciso e di portare le condoglianze reali.
Inoltre, il ministro dell’Interno e quello della Giustizia hanno promesso di fare luce sulla vicenda e le autorità hanno cominciato a sentire i testimoni.