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    Perché i liberiani stanno protestando contro Weah

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 7 Giu. 2019 alle 14:59 Aggiornato il 23 Feb. 2023 alle 12:47

    In Liberia sono state annunciate proteste di piazza per chiedere al governo risposte su un caso relativo alla presunta sparizione di fondi pubblici che sta facendo molto discutere nel Paese. Le proteste sono state scatenate da due scandali: le rivelazioni dell’anno scorso sulla scomparsa di 15,5 miliardi di dollari liberiani (pari a 104 milioni di dollari) di valuta appena coniata e sulla cattiva gestione di un’immissione di contanti da 25 milioni di dollari statunitensi nell’economia del Paese l’anno scorso.

    Lo scorso settembre, era stata resa nota la notizia secondo cui alcuni container carichi di dollari liberiani appena stampati dall’azienda svedese Crane AB sono scomparsi appena approdati in Liberia tra il 2016 e il 2017. La Banca centrale del Paese africano ha negato tali accuse e dichiarato che il denaro era tenuto in diversi caveau sparsi per la capitale Monrovia. Pochi mesi prima che questi fatti venissero resi noti, l’ex calciatore del Milan e oggi presidente della Liberia George Weah, entrato in carica nel gennaio 2018, aveva annunciato che la banca centrale avrebbe immesso 25 milioni di dollari statunitensi nell’economia liberiana per rimpiazzare i vecchi dollari liberiani.

    Il dollaro liberiano aveva iniziato a perdere valore a partire da luglio 2017. Ciò ha causato un aumento dei costi di importazione e fatto crescere l’inflazione, facendo crescere il prezzo dei beni di consumo e diminuire il potere d’acquisto dei liberiani. Per rispondere a questo fenomeno, il governo ha cercato di rispondere con alcune misure prese tra luglio e ottobre dell’anno scorso con l’obiettivo di ridurre la quantità di valuta locale in circolazione e arginarne così la perdita di valore. Tuttavia una serie di preoccupazioni in merito a queste misure e alle spedizioni di denaro in Liberia hanno continuato a seguirsi intorno alla vicenda e sono per questo stati commissionati due distinti rapporti per esaminare l’accaduto, uno svolto dalla squadra investigativa presidenziale del governo (PIT) a un altro dalla società di consulenza Kroll.

    Entrambi i rapporti hanno trovato diverse problematiche nelle due vicende, e né il PIT né Kroll sono stati in grado di quantificare e capire la sorte di tutti i nuovi dollari liberiani stampati o degli altri dollari statunitense presenti nel Paese. Secondo Kroll, solo 5 miliardi di dollari liberiani dei complessivi 15,5 erano stati stampati e distribuiti nei termini previsti dalla legge liberiana. La banca centrale non ha ricevuto l’approvazione legislativa per il resto del denaro, ma ha stipulato un altro contratto con Crane che ha comunque proceduto a stampare e consegnare i soldi in Liberia.

    Kroll ha anche riscontrato che altri 2,6 miliardi di dollari liberiani erano stati stampati in aggiunta a quanto inizialmente reso noto, e il PIT ha trovato elementi compatibili con quanto rilevato da Kroll.

    Ci sono ancora poche informazioni su queste banconote in eccesso, ma l’ex governatore esecutivo della Banca centrale, Milton Weeks, e il suo ex vice Charles Sirleaf (figlio dell’ex presidente Ellen Johnson Sirleaf), sono stati arrestati lo scorso marzo su indicazione del PIT e sono attesi in tribunale nelle prossime settimane per l’inizio del processo. L’ex presidente Sirleaf ha detto che suo figlio, che insieme a Weeks è stato rilasciato dalla prigione ma cui è stato vietato di lasciare il Paese, era stato accusato in maniera illegale e ingiustificata.

    Per quanto riguarda invece i dollari statunitensi immessi nell’economia liberiana, non c’è piena concordanza tra i due rapporti. Secondo Kroll, la banca centrale ha venduto 15 milioni di dollari statunitensi per 2,3 miliardi di dollari liberiani. Ciò significa che i dollari statunitensi hanno sostituito le banconote liberiane più vecchie in circolazione. Il rapporto PIT, tuttavia, ha dichiarato che oltre ai 15 milioni di dollari, altri due milioni sono stati venduti alla compagnia petrolifera Total.

    Non è tuttavia chiara la sorte dei 15 o 17 milioni di dollari statunitense coinvolti nell’operazione. Secondo il PIT, la mancanza di buone pratiche e di documentazione adeguata rende difficile una ricostruzione adeguata. Secondo Kroll, questo fatto ha lasciato il Paese esposto a “potenziali appropriazioni indebite di banconote, potenziali opportunità di riciclaggio di denaro e potenziale esecuzione di transazioni con imprese illegali”, con il rischio che tale denaro non venga contabilizzato.

    Il presidente George Weah ha ricevuto nelle scorse settimane una lettera da nove ambasciatori, preoccupati che il suo governo stesse prendendo soldi riservati a programmi finanziati da donatori stranieri dalla banca centrale. La Banca Mondiale si è anche lamentata del fatto che milioni di dollari sarebbero stati rimossi dai conti destinati a una serie di progetti come la fornitura di acqua potabile o la risposta all’Ebola.

    Nel frattempo, il PIT ha chiesto di ritirare dalla circolazione i dollari liberiani e sostituirli con una valuta alternativa per tagliare l’attività illegale e stabilizzare l’economia.

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