Il Libano taglia del 50 per cento gli stipendi dei politici
In Libano, per rispondere alle violente proteste che da quattro giorni scuotono il paese, il consiglio dei ministri guidato da Saad Hariri approverà un taglio agli stipendi di ministri, parlamentari e del presidente della Repubblica pari al 50 per cento. Una misura che si applica anche a chi è ormai in pensione.
A far scendere il popolo in piazza giovedì è stata una tassa sulle chiamate via WhatsApp e altri servizi di messaggeria, poi ritirata.
La proposta del taglio dei parlamentari
Il documento della proposta del taglio dei parlamentari è stato anticipato dall’agenzia Reuters e sarà approvato lunedì dal Consiglio dei ministri guidato da Saad Hariri.
Nel pacchetto di misure che sarà approvato lunedì è previsto un prestito di 3.3 miliardi di dollari dalle banche private alla Banca centrale libanese in modo da ridurre il deficit per il 2020 “a un punto vicino allo zero”. In programma anche la privatizzazione dei servizi di telecomunicazioni ancora in mano allo Stato e una riforma globale del settore energetico, assolutamente carente.
Per i cittadini non ci saranno nuove tasse. La crisi economica nel Paese dei cedri va avanti da mesi: qualche settimana fa le polemiche avevano travolto Hariri quando il New York Times aveva rivelato che aveva regalato 16 milioni di dollari presi dai suoi privati a una modella sudafricana.
Il bilancio delle proteste in Libano
Nel weekend le strade delle principali città libanesi sono state invase dalle più grandi manifestazioni degli ultimi anni. Migliaia di persone hanno gridato “rivoluzione” e “la gente vuole la caduta del governo”, slogan reso famoso dalle Primavere arabe del 2011.
A innescare la protesta è stata la proposta, giovedì, di una tassa sulle chiamate via Whatsapp e altri servizi di messaggeria. Il governo ha ritirato l’idea subito dopo averla proposta, ma la protesta a quel punto si era già allargata fino a coinvolgere l’intero sistema politico, le altre misure di austerità proposte e la carenza di servizi e infrastrutture: nelle strade, come non accadeva da anni, si è vista gente normale, la cosidetta società civile, senza bandiere di partito nè affiliazioni religiose. Una rarità in un Paese perennemente dominato dallo scontro fra gruppi politici e religiosi.
Il bilancio della notte di scontri tra manifestanti e polizia a Beirut e in altre regioni del Libano è di due morti e oltre 60 feriti. Lo riferisce l’agenzia libanese Nna, precisando che i due morti sono di nazionalità siriana e che sono rimasti soffocati durante un incendio scoppiato in un negozio nel centro della capitale durante i disordini.