Proteste a Hong Kong, ancora 100 attivisti nel Politecnico
Non si placa la tensione a Hong Kong per le iniziative degli attivisti pro-democrazia, molti dei quali rimasti all’interno del Polytechnic University, diventato quartier generale dei manifestanti. La governatrice Carrie Lam si è detta “molto preoccupata per la pericolosa situazione” del Politecnico, ora assediato dalla polizia, e ha precisato che intende puntare ad “una soluzione pacifica”. Lam ha riferito che all’interno del campus ci sono ancora oltre 100 studenti e di aver raggiunto un accordo con la polizia. Ma la pace, ha spiegato la governatrice, sarà possibile “solo con la piena cooperazione dei manifestanti” e comunque non sarà necessario un intervento militare della Cina.
Lam è intervenuta nella tradizionale conferenza stampa che precede la riunione del suo gabinetto. La governatrice ha comunicato che circa 600 manifestanti sono andati via dal Politecnico e che tra loro c’erano anche 200 minori.
La governatrice: “I rivoltosi consegnino le armi”
La resa senza condizioni annunciata dalla polizia include l’immediato arresto una volta usciti dalla struttura, ma Lam ha affermato che i manifestanti con meno di 18 anni sarebbero stati solo identificati, senza escludere possibili indagini future. Per i 400 residui, invece, sono scattate subito le manette.
“Useremo ogni strumento possibile per continuare a convincere e a organizzare per quanti sono rimasti l’uscita dal campus il prima possibile in modo che tutta la vicenda possa finire in modo pacifico”, ha aggiunto la governatrice. A tal proposito, “l’obiettivo può essere raggiunto solo con la piena cooperazione dei manifestanti: i rivoltosi devono fermare la violenza, lasciare le armi e seguire le indicazioni della polizia”.
Lam ha quindi parlato del’accordo raggiunto con il nuovo capo della polizia Chris Tang per tentare di risolvere “l’incidente” al Politecnico in modo pacifico e ha aggiunto che la sua amministrazione è impegnata a trattare i feriti e i minorenni in modo umanitario.
Per quanto riguarda il possibile intervento cinese, la governatrice ha assicurato che non esiste la necessità di chiedere un aiuto all’Esercito di liberazione popolare, le forze armate di Pechino, fino a quando il suo governo e la polizia riusciranno a gestire con competenza le violente turbolenze nella città. La governatrice ha poi invitato i cittadini a “non dare interpretazioni eccessive” al gesto dei soldati cinesi che sabato hanno aiutato a rimuovere mattoni e detriti dalle strade.
Pechino: “Sul divieto di indossare maschere decidiamo noi”
Da Pechino intanto viene rivendicata l’autorità esclusiva sulle questioni costituzionali di Hong Kong, condannando la decisione dell’Alta Corte dell’ex colonia che ieri ha giudicato l’incostituzionalità del divieto di indossare le maschere in pubblico. Il divieto era stato varato lo scorso mese per frenare le manifestazioni di massa. In una nota Zang Tiewei, portavoce della Commissione Affari legislativi, ha affermato. “Nessun’altra istituzione ha il diritto di giudicare o di prendere decisioni se non il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo”, ha commentato .