Dopo il Cile anche in Colombia esplodono le proteste anti-governative
Il 21 novembre migliaia di persone sono scese in piazza per lo sciopero generale indetto dai principali sindacati della Colombia contro il nuovo pacchetto di riforme promosso dal presidente conservatore Ivan Duque. I manifestanti hanno riempito le piazze di Bogotà, Cali e Medellìn e da allora le proteste non si sono più fermate.
Il nuovo pacchetto di misure economiche che il presidente Ivan Duque ha in preparazione prevede una riforma del lavoro e del sistema pensionistico, un aumento delle tariffe sull’energia, una depenalizzazione dei reati di corruzione e il taglio delle tasse per le imprese.
Le proposte hanno scatenato la rabbia popolare e le piazze sono state affollate non solo dai lavoratori ma anche dagli studenti e dai liceali che hanno chiesto a gran voce lo stanziamento degli 1,3 miliardi di dollari promessi dal governo alle Università del Paese. Migliaia di giovani hanno protestato al grido di “Dilan vive, fuerza Dilan”, in supporto al diciottenne Dilan Cruz gravemente ferito da una bomba lacrimogena dopo la seconda grande mobilitazione del 23 novembre.
I manifestanti hanno chiesto anche una maggiore sicurezza per i leader indigeni, i cui omicidi sono notevolmente aumentati da quando Duque è salito alla presidenza. La reazione del presidente durante la giornata dello sciopero generale non si è fatta attendere: stando ai dati diffusi dal ministro della Difesa Trujillo, infatti, la dura repressione della polizia ha già provocato 3 morti e 273 feriti.
Intanto, il sindaco di Bogotà Enrique Penalosa ha imposto il coprifuoco e ha annunciato l’arrivo di 4mila soldati per reprimere le proteste. Al momento però i manifestanti non sembrano volersi fermare e stanno continuando a chiedere a gran voce maggiore giustizia sociale.