A Chicago i cittadini sono scesi in strada a protestare dopo che la polizia ha diffuso un video che mostra un poliziotto uccidere Laquan McDonald, un ragazzo afroamericano di 17 anni. Sedici i colpi esplosi dall’agente, alcuni sparati quando il giovane era già a terra.
Il fatto, avvenuto il 20 ottobre 2014, era stato ripreso dalla telecamera montata sul cruscotto di una delle auto della polizia coinvolte nell’episodio. Il video, però, è stato reso pubblico solo ieri sera, su ordine del giudice che indaga sulla vicenda, dopo che la Corte di Chicago ha accusato di omicidio di primo grado l’agente Jason Van Dyke che aveva sparato contro il ragazzo.
Immediata la reazione della comunità afroamericana e dei cittadini di Chicago che sono scesi in strada e hanno organizzato una manifestazione pacifica davanti a un commissariato di polizia. Un corteo di 200 persone ha attraversato la città, mentre alcuni manifestanti hanno bloccato la rampa di accesso alla tangenziale scandendo lo slogan “non potete ucciderci e dirci come dobbiamo sentirci. Non potete spararci e dirci come dobbiamo guarire”. Due persone sono state arrestate durante le manifestazioni.
“È un segnale incoraggiante sapere che un agente venga accusato di omicidio. Siamo arrivati a un punto per cui qualcosa deve necessariamente cambiare”, ha dichiarato una delle manifestanti.
“È importante per la sicurezza pubblica che i cittadini di Chicago sappiano che l’agente Van Dyke sarà considerato responsabile per le sue azioni”: commenta così il Pubblico Ministero della Contea di Cook, Anita Alvarez, la pubblicazione del video. Mentre dal sindaco di Chicago, Rahm Emanuel, arriva l’appello ai suoi 2,7 milioni di concittadini perché in città sia mantenuta la calma e la vicenda non porti ai disordini e alle violenze che hanno attraversato gli Stati Uniti dopo episodi simili.
Sull’agente Jason Van Dyke, il primo agente della Dipartimento della Polizia di Chicago dopo diversi anni accusato di aver ucciso in servizio, pesa ora un’accusa per omicidio e una possibile condanna a venti anni di reclusione. A inchiodarlo ci sono le immagini del video che riprendono quanto accaduto nel cuore della città la sera del 20 ottobre 2014.
Il filmato mostra il 17enne McDonald mentre scappa inseguito da una macchina della polizia e tenta di schivare, spostandosi sul lato destro della carreggiata, una pattuglia ferma in direzione opposta. Da sinistra, arriva in velocità una terza auto da cui scendono velocemente due agenti, che avanzano verso il giovane ad armi spiegate. Laquan continua ad agitarsi fino a che, dalla pistola dell’agente Van Dyke, parte la raffica che lo colpisce. Il ragazzo, che secondo quanto chiarito dalle autorità aveva con sé un coltellino ed era sotto l’effetto di PCP, una sostanza allucinogena, cade a terra e riceve una nuova scarica, che lo lascia esanime.
(Il filmato che mostra l’uccisione di Laquan McDonald da parte di un agente di polizia)
Contro le immagini del filmato, la linea difensiva scelta dal sindacato di polizia e dall’avvocato del poliziotto sostiene che Van Dyke avrebbe esploso i colpi sentendosi minacciato dal giovane. A smentirlo, però, è l’accusa: l’agente avrebbe iniziato a sparare solo 30 secondi dopo l’arrivo della sua volante sulla scena e nei sei secondi successivi al momento in cui scende dall’auto, svuotando contro il ragazzo un intero caricatore e preparandosi e ricaricare. 16 colpi in tutto, hanno chiarito i legali dell’accusa, e tutti partiti esclusivamente dall’arma in dotazione a Van Dyke.
“È chiaro che l’agente abbia oltrepassato il limite e abusato della sua autorità. Non credo che fosse affatto necessario un tale uso di forza” ha sottolineato il pm Alvarez nell’udienza preliminare.
Durante il primo passaggio in aula, i giudici della Corte della Contea di Cook hanno negato all’accusato dell’omicidio la cauzione. Una seconda udienza davanti ai giudici è stata fissato per lunedì 30 novembre quando, in aula, sarà proiettato il filmato.
Il video, ha dichiarato l’avvocato dell’accusa, Bill Delaney, dimostra perfettamente che il 17enne non si sia affatto mosso in maniera minacciosa verso l’agente. Contro Van Dyne, inoltre, pesano i venti richiami disciplinari ricevuti negli ultimi quattro anni e mezzo, nessuno dei quali sfociato in una vera azione disciplinare da parte del Dipartimento di Polizia di Chicago.
Le informazioni sui richiami sono emerse grazie all’indagine condotta da Craig Futterman, professore di legge dell’Università di Chicago ed esperto di episodi di violenza commessi dalle forze dell’ordine, che ha sottolineato la leggerezza con cui il Dipartimento di Polizia della città abbia spesso fatto naufragare le denunce per cattiva condotta. “Se il reparto avesse agito come avrebbe dovuto contro tali abusi” ha detto Futterman, “probabilmente un 17enne sarebbe ancora vivo”.
E mentre l’avvocato del poliziotto, in risposta all’onda di proteste e indignazione suscitate dal caso in tutto il Paese, ha puntualizzato che “la vicenda non può essere trattata nelle strade, dai media o dai social network”, dalla famiglia del ragazzo ucciso l’invito è quello di abbassare i toni. “Nessuno capisce la rabbia più di noi, ma se decidiamo di far sentire la nostra voce, dobbiamo farlo in modo pacifico. Non facciamo ricorso alla violenza in nome di Loquan: lasciamo che la sua sia un’eredità migliore”, hanno fatto sapere tramite i propri legali i familiari del giovane.
Un importante invito alla pace, in una città di quasi 3 milioni di abitanti in cui convivono ispanici, bianchi e afroamericani e in cui, dal 2008 al 2014, c’è stata una media di 17 sparatorie mortali ogni anno. Un dato significativo, per un Paese in cui gli eccessi della polizia e il movimento afroamericano Black Lives Matters sono diventati una delle tematiche delle campagne elettorali dei candidati alle elezioni presidenziali del Novembre 2016.
(Il video con le proteste dei cittadini di Chicago)
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