“Sono così stanca di vedere le mie colleghe di New York lamentarsi di non avere ciò che invece meriterebbero”, scrive la spogliarellista Gizelle Marie, di ritorno da un viaggio di lavoro agli inizi di ottobre.
Gizelle si riferisce all’ingiusto sistema di retribuzione che regna nei night club newyorkesi. Quella che sembrava un questione circoscritta ai locali notturni di New York ha assunto in breve tempo delle contorni più importanti, tanto da essere ripresa anche dal quotidiano Washington Post.
Il nodo principale della questione è che negli ultimi anni i gestori dei club hanno iniziato ad assumere soltanto bariste molto avvenenti e dai profili social particolarmente seguiti, in modo tale da attrarre nei locali un maggior numero di clienti.
Considerando che, sia per bariste che per ballerine, le mance sono molto importanti e che le ballerine si esibiscono spesso proprio accanto al bancone del bar, si è finito per far confusione su chi fosse il destinatario delle mance dei clienti. Alcune ballerine hanno accusato delle bariste di aver rubato diverse mance dal palco.
Molto presto alle parole di protesta della ballerina Gizelle Marie si sono aggiunte molte altre voci di sue colleghe, tra cui quelle di Panama, un’ex spogliarellista che ha lavorato nei club di New York per otto anni. Ed è da qui che è nato il loro movimento di protesta #NYC Stripper Strike.
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— Fem 4 All 🏳️🌈 (@projectFem4All) 3 novembre 2017
Le due portavoce della protesta, Gizelle e Panama, tengono a ribadire che non si stanno scatenando contro le bariste, ma stanno invece promuovendo una battaglia perché tutte acquisiscano maggior diritti e tutele sul posto di lavoro.
Le ballerine dei night di New York sono classificate come libere professioniste. Questo solleva i gestori dei club dall’obbligo assicurare il rispetto di molto diritti dei lavoratori, come la copertura dei giorni di malattia, ad esempio. Dal 1998 si discute sulla possibilità di riclassificare le ballerine come lavoratrici dipendenti, affinché vengano assicurate loro maggior tutele.
Il #NYC Stripper Strike sta anche sollevando la questione della discriminazione delle donne nere all’interno dell’industria dei night. Gizelle e Panama, infatti, affermano che i promoters raramente assumono ragazze nere come bariste e altrettanto raramente assicurano loro serate in cui si prevedono lauti guadagni.
La scorsa settimana trenta spogliarelliste si sono riunite al Poletic Justice, una palestra di pole dance gestita da un’ex ballerina, per condividere le proprie esperienze e mettere appunto una strategia d’azione. Il gruppo spera di ampliare il numero di aderenti alla causa.
Può definirsi una class action la protesta di queste spogliarelliste, che denunciano l’ingiusto sistema di gestione dell’industria dello strip club? Forse sì.