Almeno il 40 per cento dei residenti stranieri che cercano casa in Giappone non è stato accettato in alcuni appartamenti perché straniero e a un quarto di loro è stato negato il lavoro negli ultimi cinque anni. A mostrare questi dati è un sondaggio diffuso venerdì 31 marzo con il quale si sottolinea che nel paese esiste un’ampia discriminazione.
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Il sondaggio del ministero della Giustizia arriva in seguito alla nuova cifra record di stranieri che lavorano e vivono in Giappone, mentre il paese si prepara a ospitare le Olimpiadi del 2020 a Tokyo.
L’immigrazione resta un argomento spinoso in un paese in cui parte del popolo conservatore promuove l’omogeneità culturale e gli stranieri rappresentano meno del 2 per cento della popolazione.
Secondo il sondaggio le difficoltà affrontate da chi non è di origine giapponese non derivano dalla lingua, tanto che circa il 95 per cento di coloro a cui è stato negato il lavoro e più del 90 per cento di coloro che non hanno avuto accesso alle abitazioni parla il giapponese fluentemente.
“Il proprietario di casa mi disse che non potevo vivere nel suo appartamento per la mia nazionalità”, ha dichiarato una coreana che ha risposto al sondaggio. “Sono nata e cresciuta in Giappone e il giapponese è l’unica lingua che conosco, c’è ancora molta discriminazione nel paese”, ha aggiunto.
Il sondaggio del ministero della Giustizia è stato proposto per capire le condizioni di vita degli stranieri in Giappone e per capire come proteggere i loro diritti. Sono stati contattati 18.500 stranieri residenti nel paese, in più di 4mila hanno risposto. La metà di loro era di origini cinesi e coreane e più del 40 per cento ha vissuto in Giappone per almeno un decennio.
Circa il 20 per cento dei quasi 3 mila rispondenti che hanno cercato un lavoro negli ultimi cinque anni ha dichiarato di aver ricevuto salari più bassi rispetto alle persone giapponesi per lo stesso lavoro. Il 17 per cento di loro sostiene anche di non ricevere promozioni perché sono stranieri.
Il 13 per cento degli intervistati crede che le sue condizioni lavorative siano peggiori rispetto a quelle dei loro colleghi giapponesi, con orari più lunghi e meno giorni di riposo.
Circa il 30 per cento dei rispondenti ha sostenuto di essere stato insultato o discriminato frequentemente o almeno occasionalmente.
“Una volta, provando a entrare in un piccolo negozio ad Harajuku, lo staff mi ha detto che l’ingresso era riservato ai giapponesi”, ha raccontato una donna brasiliana.
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