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    Dov’è finita la principessa di Dubai, fuggita dalle torture del padre sceicco?

    La principessa Latifa al Moktum nel video diffuso a inizio marzo

    Un giallo che va avanti da inizio marzo: la principessa aveva tentato la fuga dal paese su uno yacht, dopo aver denunciato con un video su youtube gli abusi subiti

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 8 Mag. 2018 alle 09:15 Aggiornato il 9 Set. 2019 alle 19:35

    È un giallo che va avanti ormai da oltre tre mesi, quello della sparizione della principessa Latifa al Moktum, una delle figlie dell’emiro di Dubai, Sheikh Mohammed al Maktoum.

    La ragazza, 32 anni, dopo aver sempre vissuto all’interno dei confini nazionali, è fuggita a inizio marzo. Da allora circolano varie indiscrezioni sulle sue condizioni e sul luogo in cui si troverebbe.

    Human Rights Watch ha dichiarato che potrebbe trattarsi di un caso di “sparizione forzata, date alcune prove secondo cui la principessa sarebbe stata vista per l’ultima volta mentre veniva fermata dalle autorità degli Emirati Arabi Uniti”.

    Latifa al-Maktoum, a marzo, era apparsa in un video caricato su youtube, nel quale annunciava la sua volontà di lasciare il paese.

    Nel video, la principessa descriveva la sua scelta come “l’inizio della mia ricerca della libertà”, affermando come anche sua sorella maggiore Shamsa avesse cercato di fuggire, nel 2000, mentre si trovava in vacanza nel Regno Unito.

    La principessa, nel filmato, raccontava anche di aver subito abusi e torture di vario genere su mandato del padre.

    Secondo quanto emerso finora, Latifa al Moktum sarebbe fuggita da Dubai con l’aiuto di amici su uno yacht battente bandiera statunitense, e di proprietà di Hervé Jaubert, un ex membro dei servizi segreti francesi.

    Assieme a loro era fuggita anche un’amica di Latifa, Tiina Johanna Jauhiainen, una donna finlandese di 41 anni.

    Dopo varie ipotesi e indiscrezioni, tra cui quella secondo cui lo yacht sarebbe stato preso d’assalto da pirati, è emerso che l’imbarcazione sarebbe stata intercettata a di 80 chilometri al largo delle coste dell’India da uomini dello sceicco.  Ad aprile è stato riferito che Sheikha Latifa sarebbe stata ricondotta negli Emirati Arabi Uniti.

    Domenica 6 maggio 2018, alcuni funzionari degli Emirati Arabi Uniti non hanno voluto rispondere alle richieste dell’agenzia Reuters, che ha chiesto informazioni sulla sorte della principessa.

    Una fonte vicina al governo di Dubai, tuttavia, ha riferito a Reuters che “Latifa è sana e salva con la sua famiglia”, non aggiungendo però altre informazioni per timore di subire conseguenze.

    Tuttavia, due amici di Latifaal Moktum, sollecitati da Human Rights Watch, hanno riferito di non avere più notizie della principessa da oltre due mesi.

    “Le autorità degli Emirati Arabi Uniti dovrebbero immediatamente rivelare il luogo in cui si trova Sheikha Latifa, dare rassicurazioni sulle sue condizoni e permetterle di entrare in contatto con il mondo esterno”, ha dichiarato Sarah Leah Whitson, direttrice di Human Rights Watch in Medio Oriente.

    “Se è detenuta, deve avere le garanzie di tutti i detenuti, ed essere giudicata da un magistrato indipendente”.

    Secondo il racconto di Tiina Jauhiainen, l’amica di Sheikha Latifa a bordo dello yatch, sarebbe stata la guardia costiera indiana a partecipato al raid in cui la principessa è stata intercettata, in coordinamento con le autorità degli Emirati Arabi Uniti.

    “Alcuni uomini si sono imbarcati sullo yacht, hanno puntato le pistole, l’hanno costretta a terra e le hanno legato le mani dietro la schiena”, ha detto Human Rights Watch riportando le dichiarazioni della Jauhiainen.

    Quest’ultima ha riferito che il 22 marzo le autorità degli Emirati Arabi Uniti le hanno permesso di tornare in Finlandia, consentendo anche a Jaubert, che detiene la cittadinanza francese e americana, di lasciare gli Emirati Arabi Uniti insieme all’equipaggio della barca.

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