La visita di alcune donne dell’esecutivo svedese in Iran ha destato critiche. Secondo gli osservatori, quello che si auto definisce il “primo governo femminista al mondo” ha deluso le aspettative sfilando davanti al presidente iraniano Hassan Rouhani indossando lunghi cappotti, hijab e chador sabato 11 febbraio 2017.
L’atto di deferenza della ministra per il Commercio Ann Linde, accompagnata da diverse altri membri dell’amministrazione di Stoccolma, è stato letto come un tradimento non solo della lotta per i diritti delle donne iraniane, ma degli stessi proclami del governo che intende adottare una politica estera femminista tesa a conseguire l’obiettivo dell’uguaglianza tra donne e uomini.
L’attivista iraniana Masih Alinejad aveva invitato le leader europee a rifiutarsi di piegarsi all’obbligo di indossare il velo durante le visite in Iran, ma ha constatato che “le donne politiche europee sono ipocrite”.
“Vengono nel mio paese e ignorano le milioni di donne che mi inviano le proprie foto mettendosi in pericolo pur di farsi ascoltare”, aveva detto Alinejad intervenendo davanti al Parlamento europeo. “Mentre loro indossano i loro sorrisi e l’hijab, dicendo che è una ‘questione culturale’: non è corretto”, aveva detto Alinejad intervenendo davanti al Parlamento europeo”.
L’organizzazione Un Watch ha notato una profonda contraddizione tra la politica in difesa dei diritti umani sposata dalla Svezia e la sigla di accordi commerciali con una “dittatura oppressiva che tortura i prigionieri, perseguita i gay e giustizia minori”.
Dopo le numerose critiche, il governo svedese ha difeso la scelta di far indossare il velo alle proprie funzionarie. “Se lo avessimo fatto, avremmo violato la legge iraniana”, ha ricordato la ministra Ann Linde, sottolienando che l’unica alternativa sarebbe stata di inviare a Teheran una delegazione maschile.
Qui sotto l’intervento di Masih Alinejad all’Europarlamento:
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