“L’inchiesta penale contro Yevgeny Prigozhin sarà sospesa e il capo della Wagner andrà in Bielorussia”. Queste alcune delle “garanzie vantaggiose” dell’accordo mediato dal presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko “durato tutto il giorno e in accordo con Putin”. Ad annunciarlo è stato il Cremlino che ha fatto sapere, tramite la Tass, come la Russia “non perseguirà penalmente i combattenti di Wagner”.
“Evitare spargimenti di sangue, conflitti interni e scontri con risultati imprevedibili era l’obiettivo più importante”, ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov secondo cui la Russia avrebbe sempre “rispettato le gesta eroiche di Wagner al fronte”, ha aggiunto Peskov, spiegando che a quei combattenti che non hanno partecipato alla ribellione sarà permesso di unirsi formalmente all’esercito russo.
Si è quindi conclusa così una delle giornate più confuse dall’inizio della guerra in Ucraina: l’avanzata del leader del gruppo Wagner si era fermata nel tardo pomeriggio a circa 200 chilometri da Mosca. Dopo aver lanciato la sfida direttamente a Vladimir Putin, entrando con poco più di 20 mila miliziani in territorio russo senza incontrare interruzioni significative, il capo del gruppo Wagner aveva infatti annunciato la marcia indietro per “evitare spargimento di sangue russo”.