Sono ore di incertezza sulle sorti del premier dimissionario del libano Saad al-Hariri, che lo scorso weekend si è dimesso dall’incarico durante una visita in Arabia Saudita, dicendo che qualcuno stava progettando segretamente per attentare alla sua vita.
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L’ufficio di Hariri e la televisione di stato saudita sostengono che il primo ministro abbia lasciato il paese per dirigersi negli Emirati Arabi, alleati dei sauditi, ma un quotidiano pro-Hezbollah, che cita fonti anonime, il 7 novembre 2017 riporta che il premier libanese si trovi agli arresti domiciliari in Arabia Saudita.
Si tratta del giornale libanese al-Akhbar, schierato con il gruppo di miliziani sciiti di Hezbollah. Secondo le sue fonti, Hariri è stato posto sotto arresti domiciliari dopo il suo arrivo a Riad lo scorso venerdì ed è rimasto prigioniero da allora.
La televisione saudita, inoltre, aveva trasmesso le immagini di un incontro tra Hariri e re Salman, prima di annunciare la partenza del premier libanese alla volta degli Emirati Arabi.
Sempre martedì 7 novembre, l’ex primo ministro libanese Fouad Siniora, membro dello stesso partito di Hariri, ha detto che il premier tornerà in Libano, e che il suo rientro è “una priorità” per il paese, aggiungendo di aver parlato al telefono con lui lunedì 6 novembre. Alcuni assistenti di Hariri, inoltre, negano che il politico si trovi in stato di arresto.
Chi è Hariri e perché si è dimesso
Hariri è il politico sunnita più influente del Libano, è alla guida dell’esecutivo da dicembre 2016 ed è vicino al regno saudita.
L’annuncio delle sue dimissioni, lo scorso 4 novembre è stato trasmesso in diretta dalla tv araba Al Arabiya. Hariri ha accusato l’Iran di interferire negli affari interni del paese e di minacciare la sicurezza del mondo arabo. Hariri era arrivato in Arabia Saudita il 3 novembre per la sua seconda visita in meno di una settimana, volta a rafforzare la stabilità del Libano e i legami con il paese del Golfo.
Le dimissioni di Hariri, la cui coalizione di governo comprendeva anche Hezbollah, hanno fatto tornare in Libano la forte contrapposizione tra i sunniti sostenuti dall’Arabia Saudita e gli sciiti appoggiati dall’Iran.
Inoltre, l’annuncio di Hariri è arrivato proprio mentre un nuovo organismo anticorruzione disponeva l’arresto di undici principi e decine di ex ministri dell’Arabia Saudita, nel tentativo di consolidare il potere del principe ereditario Mohammed bin Salman, il figlio 32enne del re saudita Salman.
Le reazioni
Domenica 5 novembre il presidente del Libano Michel Aoun ha detto che non avrebbe accettato se respingere o accettare le dimissioni di Hariri fino a quando il primo ministro non fosse ritornato in Libano dall’Arabia Saudita, da dove aveva fatto il suo annuncio.
Le dimissioni del premier libanese hanno provocato un’escalation dei rapporti tra Arabia Saudita e Libano, con Riad che ha accusato Hezbollah di “aggressione” e di “aver dichiarato guerra” a Riad.
Il leader sciita Sayyed Hassan Nasrallah ha infatti accusato Riad di aver costretto Hariri a dimettersi e ha parlato di “dubbi legittimi” sul fatto che lui possa essere detenuto. Lunedì 6 novembre il ministro degli Esteri saudita Adel Jubeir ha respinto queste accuse definendole “senza senso” e ha detto che il premier libanese era libero di andar via in qualsiasi momento.