Il prezzo del petrolio ha superato i 50 dollari al barile per la prima volta dal 2016, spinto dal calo delle scorte negli Stati Uniti e dall’aumento della domanda globale.
Le scorte settimanali Usa sono diminuite di 4,2 milioni di barili, in larga parte a causa del blocco della produzione canadese, che è il più grosso fornitore degli Stati Uniti, in seguito agli incendi nella zona delle sabbie bituminose dell’Alberta vicino agli impianti petroliferi.
Nei mercati asiatici il Brent ha raggiunto i 50,7 dollari al barile e il Light crude i 49,93 dollari, spinti dall’ aumento della domanda di Cina, India e Russia.
Resta sullo sfondo il problema dell’offerta eccessiva, sul quale i paesi Opec non intendono intervenire, in particolare l’Iran, da poco tornata sui mercati internazionali dopo la fine delle sanzioni.
Nei mesi scorsi i paesi dell’Opec e la Russia non erano riusciti a trovare un accordo per congelare la produzione con lo scopo di aumentare i prezzi.
La situazione, inoltre, resta critica in Nigeria dove i gruppi islamici attaccano gli impianti petroliferi bloccando la produzione.
Tuttavia gli esperti iniziano cautamente a modificare al rialzo le loro previsioni. Secondo Goldman Sachs il prezzo del barile si manterrà stabile intorno ai 50 dollari nella seconda metà del 2016 e toccherà i 60 dollari entro la fine del 2017.
Le stesse compagnie petrolifere iniziano a mostrare segni di fiducia nell’imminente aumento dei prezzi. BP ha comunicato di aver considerato nel budget del 2017 prezzi del petrolio tra i 50 e i 55 dollari al barile.
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