Nei giorni scorsi era stata data la notizia dal vicepresidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, che il presidente Jacob Zuma sarebbe stato molto vicino a lasciare il suo incarico.
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Il presidente 75enne sta affrontando una serie di accuse di corruzione dopo aver guidato il paese per nove anni.
Ramaphosa, che è a capo del partito di governo del Sudafrica, aveva affermato che sia lui che Zuma avevano compreso la necessità di una soluzione rapida.
Da dicembre 2017 Zuma, sostituito proprio da Ramaphosa come leader del Congresso Nazionale Africano (Anc), è sotto pressione per lasciare l’incarico.
Ma a quanto pare le resistenze di Zuma sono ancora forti e per questo l’Anc ha deciso di rimuoverlo come Capo di Stato.
Si è concluso così, il 13 febbraio, il vertice straordinario di circa 13 ore del Comitato Esecutivo Nazionale del partito, convocato da Ramaphosa, dopo che Zuma aveva rifiutato di dimettersi.
La tv pubblica sudafricana Sabc,dopo il vertice straordinario, ha riferito che il comitato esecutivo dell’Anc ha dato a Zuma un ultimatum di 48 ore per dimettersi.
Le regole interne del partito impongono a tutti i membri di sottomettersi alla volontà del comitato esecutivo.
Se Zuma dovesse rifiutarsi di lasciare il potere, potrà essere destituito con una mozione di censura in Parlamento entro la fine di febbraio.
Era previsto nella giornata del 7 febbraio un incontro tra i massimi vertici del partito per rovesciare il presidente, poi rimandato al 17 febbraio.
I partiti di opposizione chiedono un voto di sfiducia per rimuovere il presidente. Anche la Nelson Mandela Foundation lo ha invitato a dimettersi.
Il 6 febbraio, il parlamento sudafricano ha rinviato il cosiddetto “indirizzo della nazione” all’8 febbraio. Si tratta dell’evento politico più importante dell’anno in Sudafrica, da sempre tenuto dal presidente in carica.
La decisione del parlamento è arrivata per il timore di “richieste di interruzione”, secondo quanto riferito dal portavoce dell’Assemblea nazionale Baleka Mbete.
Una delle ipotesi più probabili è che Zuma stia cercando delle garanzie legali per affrontare il processo, anche se in Sudafrica non è contemplata l’amnistia. Le elezioni nel paese sono previste nel 2019.
Sono molti i membri del suo partito, l’Anc, a spingere per un repentino passaggio di consegne da parte del presidente, in modo da poter ricostruire l’immagine del partito.
Nel frattempo il Sudafrica sta vivendo una situazione di grave difficoltà economica e sociale, con il tasso di disoccupazione che è salito a circa il 28 per cento.