Il presidente delle Maldive, Abdulla Yameen, ha detto di temere nei prossimi giorni un possibile colpo di stato per rimuoverlo dal governo del piccolo arcipelago nell’oceano indiano. A dare la notizia è stata la BBC, che ha citato alcune fonti segrete.
Secondo Yameen a tramare il golpe sarebbero i membri dell’opposizione, con l’appoggio di “forze esterne”.
Più conosciuta come meta turistica esotica, la situazione politica delle Maldive è instabile da quando Mohamed Nasheed, il primo leader democraticamente eletto nella storia dell’arcipelago, è stato rimosso dalla carica nel febbraio del 2012.
Nasheed vive in esilio nel Regno Unito, dove ha formato un partito con l’obiettivo di tornare al potere nelle Maldive. La maggior parte gli oppositori rimasti nelle Maldive sono stati incarcerati dall’attuale presidente.
Il portavoce del partito di Nasheed ha negato qualsiasi coinvolgimento e ha assicurato che l’obiettivo è di partecipare e vincere legalmente alle prossime elezioni presidenziali nel 2018.
La colpa, secondo altri osservatori invece, sarebbe da cercare nelle divisioni interne al partito del presidente, in particolare tra Yameen e il suo fratellastro (nonché ex leader del partito) Maumoon Abdul Gayoom.
Un mese fa la figlia di Gayoom si è dimessa dalla carica di ministro degli Esteri adducendo come motivazione la sua opposizione all’utilizzo della pena di morte da parte del governo.
Quelli politici non sono gli unici problemi che affliggono l’arcipelago, abitato da circa 400mila cittadini, in maggioranza musulmani. Infatti, con una popolazione così piccola, sono molti i giovani radicalizzati che si sono uniti al sedicente Stato islamico.