L’Unione europea sta perdendo potere d’attrattiva. A dirlo, senza giri di parole, è stato il primo ministro serbo Aleksandar Vucic lunedì 22 febbraio 2016, durante una conferenza presso la Banca europea per lo sviluppo e la ricostruzione tenutasi a Londra.
“L’Ue cui tutti noi [i paesi balcanici] aspiriamo, ha perso il suo potere magico”, ha dichiarato Vucic “sì, vogliamo tutti farne parte, ma non si tratta più di un grande sogno come in passato”.
Due temi contribuiscono ad alimentare questo sentimento. Da un lato la crisi dei migranti che ha convogliato oltre un milione di persone nel cuore dell’Europa proprio attraverso la “rotta balcanica”.
Dalla Turchia alla Grecia, i migranti attraversano Macedonia, Serbia e Croazia per raggiungere i paesi più ricchi dell’Europa centrorientale, causando spesso risposte di chiusura o la violenza da parte delle forze dell’ordine locali.
Il secondo tema è quello della minaccia dell’uscita del Regno Unito dall’Unione, ribattezzata “Brexit”. Sarà pure un’ovvietà ma “quando ti accorgi che almeno il 50 per cento della popolazione del Regno Unito vorrebbe che il paese abbandonasse l’Ue, ciò ha un effetto sull’opinione pubblica”, ha dichiarato Vucic.
Tra i vicini della Serbia, la Bulgaria, la Romania e la Croazia sono già membri dell’Ue, mentre la Macedonia, il Montenegro, l’Albania e la Turchia sono candidate. Anche la Bosnia e il Kosovo sperano, un giorno, di unirsi al gruppo.
La Serbia ha ricevuto l’incoraggiamento dell’Ue durante i colloqui di dicembre 2015, ma due questioni rischiano di essere d’ostacolo all’adesione. La prima è quella del Kosovo, che la Serbia rifiuta di riconoscere, e la seconda è il rapporto con la Russia, sottoposta a sanzioni Ue per via della crisi ucraina.
“Vorremmo preservare buone relazioni con la Russia, oltre che proseguire nel processo di ingresso nell’Ue”, ha chiarito Vucic.