Praga, le proteste contro il primo ministro Andrej Babiš non si fermano
“Prime minister or crime minister?”, si legge su uno degli striscioni che i manifestanti tengono in mano nel centro di Praga, in Repubblica Ceca, nel corso delle proteste organizzate contro il premier Andrej Babiš. E ancora: “Minister of Justice hides my crimes in practice”. Altri cartelli chiedono giustizia, altri ancora gridano alle dimissioni del primo ministro ceco. Le proteste, organizzate martedì 4 giugno, hanno riempito le strade della capitale e piazza San Venceslao.
Babiš è accusato di corruzione e di avere usato fondi europei per avvantaggiare Agrofert, un conglomerato industriale con interessi nel settore dell’agricoltura e della chimica, che controlla le principali aziende del paese e due grandi quotidiani e una televisione. La ministra della Giustizia Marie Benesova, invece, è accusata dall’opposizione di avere sviato le indagini sul premier.
Tra i cartelli dell’Unione Europea e bandiere della Repubblica Ceca, secondo gli organizzatori in piazza c’erano almeno 120mila persone. I numeri li ha forniti l’emittente radiofonica Cesky rozhlas e, nel caso in cui siano confermati, renderebbero la protesta di ieri la più partecipata dai tempi delle manifestazioni anti-comuniste del 1989.
Diventato primo ministro nel 2017, dopo essere già stato eletto in Parlamento nel 2013 dopo una campagna che aveva fatto dalla lotta all’establishment e alla corruzione i suoi elementi distintivi, Babiš è uno degli uomini più ricchi del paese. Proprietario di Agrofert, si è dimesso da CEO della società quando è entrato in politica con il suo partito liberale e di centrodestra Azione dei Cittadini Insoddisfatti. Nel 2017 ha ceduto la proprietà del conglomerato industriale a un fondo a lui collegato.
Lo scorso aprile Babiš è stato accusato di avere usato fondi europei per costruire un resort privato fuori Praga. L’accusa della polizia ha portato alle dimissioni del ministro della Giustizia Jan Knezinek, poi sostituito da Benesova, vicina al presidente Milos Zeman, alleato di Babiš. Inoltre, un rapporto della Commissione europea ha incolpato il primo ministro di aver usato altri fondi europei per favorire gli interessi di Agrofert.
Alle Elezioni europee l’Alleanza dei Cittadini Scontenti (Ano), il partito populista di Babiš, ha vinto ottenendo il 21,2 per cento dei voti e sei deputati , rispetto ai quattro ottenuti nel 2014.
Il movimento populista del premier ceco, parte dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (Alde) e critico con Bruxelles, ha rafforzato la propria presenza nel Parlamento europeo, a differenza del suo partner di governo, i socialdemocratici Cssd, che hanno perso i loro quattro rappresentanti.