In Siberia, sotto il ghiaccio, c’è un mondo nascosto che sta tornando alla luce del sole. È uno degli effetti del cambiamento climatico che porta allo scioglimento del permafrost – lo strato ghiacciato della fredda regione russa. L’assottigliamenti causa l’apertura di grosse voragini.
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Tra i crateri più grandi che si sono creati c’è quello che il gruppo etnico locale Jakuti chiama “la porta degli Inferi”.
Le dimensioni della depressione – chiamata ufficialmente Batagaika – aumentano a ritmo velocissimo, portando alla luce foreste e carcasse di 200mila anni fa. La particolarità del Batagaika è la sua grandezza. È lungo un chilometro e profondo 86 metri.
La definizione scientifica del fenomeno che ha portato alla sua creazione è termocarsismo. Con questo termine si identifica il procedimento fisico che porta alla creazione di un cratere in seguito all’aumento delle temperature e allo scioglimento dei ghiacci, causa poi dello sprofondamento del terreno.
Il rapporto scientifico sul cratere è stato presentato dai ricercatori nel 2016. Uno degli scienziati dell’Alfred Wegener Institute, Frank Günther, che ha lavorato allo studio in Germania, ha spiegato che nei decenni l’allargamento della depressione si attestava intorno ai dieci metri all’anno. Negli anni più caldi l’aumento delle sue dimensioni ha raggiunto quota 30 metri all’anno.
La prospettiva che si presenta ora è quella di una fusione con una vicina valle della zona. Günther ha spiegato alla Bbc che esiste anche il rischio di esposizione di giacimenti di carbone rimasti nascosti per migliaia di anni.
Sul fronte dei resti portati alla luce dal termocarsismo la ricerca di riferimento è quella di Julian Morton dell’Università del Sussex, che aiuta a ricostruire la storia semi-sconosciuta della Siberia. In particolare, l’analisi delle testimonianze geologiche può aiutare a tenere traccia dei cambiamenti climatici accaduti in passato e prevedere quelli che potrebbero verificarsi nel prossimo futuro.
Morton ha precisato alla Bbc che la completa datazione dei reperti non è ancora possibile. “Nel sito di Batagaika ci sono due strati che rivelano la presenza passata di foreste che hanno subito cambiamenti climatici più pronunciati di quelli attuali”, ha detto.
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