Durante una visita al Cairo, capitale egiziana, il re saudita Salman ha annunciato che l’Arabia Saudita e l’Egitto collaboreranno alla costruzione un’imponente infrastruttura: un ponte sul Mar Rosso che colleghi i due paesi e faciliti lo scambio commerciale.
L’Arabia Saudita e altri paesi del golfo hanno versato miliardi di dollari nelle casse del presidente Abdel Fattah al-Sisi, che ha preso il controllo del paese nel 2013 dopo aver esautorato il leader dei fratelli musulmani Mohamed Morsi.
L’Egitto fa parte del blocco di stati musulmani sunniti che vorrebbero arginare la crescente influenza regionale dell’Iran, recentemente uscito dall’isolamento internazionale con la firma di un accordo sul nucleare.
Ma il rapporto tra Riad e il presidente al-Sisi è meno idilliaco di quanto non sembri a prima vista. I finanziatori del golfo gli rinfacciano di aver usato male i fondi generosamente elargiti, di aver perso il controllo della penisola del Sinai – ormai territorio di nessuno con pesanti infiltrazione di estremisti islamici -, di non aver mantenuto la promessa di impegnarsi sul fronte della guerra in Yemen e, infine, di non essere abbastanza deciso nello schierarsi contro il presidente siriano Bashar al-Assad.
L’idea di un ponte sul Mar Rosso era stata prospettata in altre occasioni ma non si era mai concretizzata. Il ponte che sarà costruito, ha dichiarato al-Sisi, porterà il nome del re saudita, ma non è stata rilasciata alcuna informazione circa il progetto e i suoi costi.
Stime precedenti avevano calcolato un costo tra i 2,6 e i 3,5 miliardi di euro.