La controversa riforma polacca del sistema giudiziario è entrata in vigore oggi, 3 luglio 2018.
La norma prevede un abbassamento dell’età pensionabile da 70 a 65 anni: in questo modo il 40 per cento dei giudici della Corte suprema saranno costretti a ritirarsi.
Nella giornata di oggi, la presidenza polacca ha annunciato che la presidente della Corte, Malgorzata Gersdorf, è andata in pensione sulla base della nuova legge.
La scadenza del suo incarico era prevista per il 2020, ma la giudice si era sempre rifiutata di lasciare il suo posto.
In base alle nuove norme, 27 giudici saranno costretti a ritirarsi. Per poter ottenere una proroga del mandato, è necessario presentare una richiesta al presidente, che può decidere se concederla o meno.
Dei 27 giudici colpiti dalla riforma, solo 16 giudici hanno richiesto la proroga.
La nuova legge prevede anche l’introduzione di una camera disciplinare per i giudici, oltre all’aumento del loro numero, che passerà a 120.
Grazie alla nuova norma, i politici polacchi potranno avere un controllo maggiore sull’organismo che si occupa della nomina dei giudici.
Secondo quanto dichiarato dal governo, la riforma ha come obiettivo quello di licenziare parte della “casta” dei giudici, reputata inefficiente.
In risposta all’introduzione di una legge tanto controversa, la Commissione europea ha inviato una “Lettera di avviso formale” al governo della Polonia per protestare contro l’introduzione della riforma.
Secondo quanto affermato dalla Commissione, l’indipendenza della magistratura polacca è stata gravemente compromessa.
Per questo motivo,Bruxelles ha annunciato l’avvio di una procedura di infrazione urgente nei confronti della Polonia.
“La Commissione ritiene che queste misure ledano il principio di indipendenza della magistratura, in particolare nell’aspetto dell’inamovibilità dei giudici”, si legge in un comunicato diffuso dall’Unione.
La riforma è stata proposta dal partito al potere, Diritto e Giustizia, e dopo la votazione in Parlamento si sono svolte numerose manifestazioni nel paese contro la riforma.
A luglio, il presidente della Polonia, Andrzej Duda, aveva posto il veto su 2 delle 3 proposte di legge
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