La polizia turca ha usato lacrimogeni e proiettili di plastica per disperdere gli attivisti Lgbt che si erano riuniti per manifestare a favore del gay pride, vietato dalle autorità municipali di Istanbul.
Venerdì 17 giugno, il governatore della città aveva emesso il divieto di svolgimento delle due parate annuali per motivi legati alla sicurezza. La massima autorità di Istanbul aveva anche specificato che chiunque avesse preso parte a una manifestazione non autorizzata, sarebbe andato incontro all’intervento delle forze dell’ordine.
I timori legati alla sicurezza hanno due radici. La prima, riguarda più in generale il clima di tensione dovuto agli attacchi che in questi ultimi mesi hanno scosso la Turchia per mano dell’Isis e del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan.
La seconda è dovuta al fatto che il gay pride era stato organizzato durante il mese del Ramadan, considerato sacro dalla tradizione islamica.
In particolare per quest’ultimo motivo, un gruppo di ultranazionalisti turchi aveva definito il gay pride “immorale” e aveva minacciato di intervenire per fermare la marcia.
Nonostante il divieto e le minacce, domenica 19 giugno dozzine di persone si erano riunite nel centro di Istanbul per manifestare a favore dello svolgimento dell’evento. La polizia turca è intervenuta, reprimendo i manifestanti con la violenza.
In precedenza, gli organizzatori del gay pride avevano denunciato la “flagrante violazione della costituzione e della legge”. Infatti, in Turchia, a differenza di altri paesi a maggioranza musulmana, l’omosessualità non è illegale, ma rimangono diffusi forti sentimenti omofobi fra la popolazione, specie quella più conservatrice.
L’intervento della polizia contro gli attivisti Lgbt si inserisce in un clima generale di tensioni in Turchia. Venerdì 17 giugno, un gruppo di fan della rock band inglese dei Radiohead è stato attaccato da alcuni radicali filoislamisti che lamentavano il comportamento non in linea con i precetti di astinenza previsti dal Ramadan.