Seguendo le orme della Scozia e del Galles, ora anche in Inghilterra sarà concesso alle donne di assumere a casa la pillola abortiva.
Lo ha annunciato il governo britannico sabato 25 agosto. Secondo il nuovo regolamento, che entrerà in vigore entro la fine di quest’anno, le donne che scelgono l’aborto farmacologico potranno assumere la seconda delle due pillole “nell’ambiente sicuro e familiare della propria casa”.
Le donne che cercano di interrompere una gravidanza nelle prime 10 settimane devono assumere due pillole, mifepristone e misoprostolo.
Ora la seconda pillola per l’interruzione volontaria della gravidanza, il misoprostolo, può essere presa a casa. La prima pillola, il mifepristone, viene invece somministrata in ospedale nelle precedenti 24-48 ore.
Lo scopo della modifica alla normativa vigente è quello di evitare alle pazienti un secondo viaggio in ospedale, e soprattutto, evitare che il rischio dell’espulsione inizi durante il trasferimento fra ospedale e casa.
“L’aborto può essere un’esperienza difficile, quindi è importante che le donne si sentano al sicuro e il più possibile a proprio agio”. Secondo Sally Davies, lo Chief Medical Officer del Department of Health inglese, questa novità garantirà alle donne delle “cure sicure e dignitose”.
Il presidente del Royal College of Obstetricians and Gynecologists, Lesley Regan, ha dichiarato che è stato “un importante passo avanti per l’assistenza sanitaria delle donne”.
L’aborto è legale in Inghilterra, Scozia e Galles dal 1967. E in Irlanda del nord? La Corte Suprema britannica, la più alta corte del Regno Unito, ha bocciato il ricorso presentato dagli attivisti per i diritti umani che chiedeva di dichiarare illegittima la legge sull’aborto vigente in Irlanda del Nord, giudicata troppo restrittiva.
La Corte ha giudicato il ricorso inammissibile a causa di un vizio procedurale, ma la maggioranza dei giudici ha osservato che la legge viola i diritti umani nella parte in cui vieta l’aborto anche nei casi di malformazioni gravi del feto e reati sessuali.
La notizia dell’inammissibilità del ricorso arriva a circa dieci giorni di distanza dalla vittoria del Sì nel referendum in favore dell’aborto in Irlanda.
La sentenza di inammissibilità afferma che la Corte non si è potuta pronunciare perché il ricorso è stato presentato da un soggetto che non ne aveva diritto.