Piano di pace per il Medio Oriente, la rabbia dei palestinesi contro Trump
Ieri, martedì 28 gennaio 2020, Donald Trump ha presentato il suo piano di pace per il Medio Oriente, che prevede tra le altre cose due Stati separati e Gerusalemme capitale indivisa di Israele: ma se da un lato Benjamin Netanyahu ha espresso soddisfazione per il progetto, dall’altro il presidente Usa ha attirato su di sé la rabbia dei palestinesi.
Sono tanti, infatti, i leader palestinesi che in queste ore hanno manifestato tutto il loro sdegno per un piano di pace “fortemente sbilanciato” a favore degli israeliani. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha subito avviato una riunione d’emergenza nel palazzo presidenziale della Muqata a Ramallah, dove erano presenti anche alcuni funzionari di Hamas. Lì, ha annunciato l’impegno a “resistere all’accordo in tutte le sue forme”. Abbas ha anche definito la proposta di Washington come “la fase finale della Dichiarazione Balfour“.
Il riferimento è all’impegno, preso dal Regno Unito in una dichiarazione emessa il 2 novembre 1917, di creare all’interno della Palestina “un focolare per il popolo ebraico”: i prodromi, insomma, di quello che avvenne nel 1948 – complice anche la diaspora di ebrei a causa dell’antisemitismo – con la nascita ufficiale dello stato di Israele. E che ha portato alla Nakba, la “Catastrofe”, come viene definito l’esodo di oltre 750mila arabi dalla Palestina in seguito alla fine del secondo conflitto mondiale.
“Trump – ha dichiarato Abu Diab, un attivista palestinese nel quartiere Silwan, nella Gerusalemme est occupata – sta regalando ciò che non possiede alle persone che non ne hanno diritto. La storia si sta ripetendo”.
“Questo accordo – ha continuato Abu Diab – protegge solo gli interessi israeliani, violando il diritto internazionale e alcuni dei pilastri palestinesi: Gerusalemme e la Valle del Giordano”. E in relazione all’accordo economico proposto da Trump, che prevede investimenti per 50 miliardi di dollari per i palestinesi, l’attivista non ha dubbi: “Dopo decenni di sacrifici di vite per questa causa, vogliamo la libertà e uno Stato palestinese. Non alcuni vantaggi economici. Continueremo a combattere questo piano”.
Nella giornata di ieri ci sono state anche proteste di piazza, da parte dei palestinesi, contro il piano di pace per il Medio Oriente di Trump: decine di manifestanti hanno sfilato urlando “la Palestina non è in vendita”, mentre le moschee della Cisgiordania occupata hanno lanciato la chiamata alla preghiera, sottolineando la propria disponibilità a combattere contro il piano.
Cosa prevede il piano di pace per il Medio Oriente di Trump
Il presidente americano ha presentato il piano – stilato dal genero, Jared Kushner – in una conferenza stampa congiunta con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il documento, al momento, è una bozza di 80 pagine che prevede sia il piano di suddivisione della delicata zona in due Stati separati, sia i progetti economici per i palestinesi.
I punti principali del piano sono i seguenti:
- Congelamento degli attuali insediamenti israeliani per quattro anni, il tempo previsto per trattare con i palestinesi
- Raddoppio della superficie dei territori palestinesi
- Gerusalemme capitale indivisa dello Stato d’Israele
- Gerusalemme Est capitale di uno stato palestinese che sarà sostenuto da 50 miliardi di dollari di investimenti da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati
- Apertura di un’ambasciata americana a Gerusalemme Est
Punti considerati inaccettabili, soprattutto per quel che riguarda la città di Gerusalemme, dai palestinesi, che negli ultimi mesi non hanno neanche voluto incontrare la squadra di negoziatori americani. Negli ultimi giorni, Trump avrebbe anche voluto tenere un colloquio telefonico con il presidente palestinese Abbas, che però ha rifiutato.