Martedì l’amministrazione Trump ha rilasciato un nuovo piano per regolare le emissioni di carbone delle centrali.
Si chiama Affordable Clean Energy Plan e contiene delle regole molto meno stringenti del Clean Power Plan proposta nel 2015 dall’amministrazione di Barack Obama, che aveva cercato di obbligare i singoli stati federali a ridurre le emissioni di carbonio in atmosfera del 32 per cento entro il 2030.
Secondo il nuovo piano di Trump per l’ambiente, gli stati potrebbero scegliere autonomamente che posizione prendere rispetto alle centrali a carbone presenti sul proprio territorio, mettendo da parte l’idea di rendere la produzione di elettricità indipendente dal carbone.
Questo nuovo piano porta avanti il progetto di Trump di smantellare i passi in avanti compiuti dall’amministrazione Obama in materia ambientale.
Tra le altre cose, il presidente ha confermato a capo dell’Environmental Protection Agency (EPA), l’agenzia che si occupa della protezione ambientale e della salute dei cittadini degli Stati Uniti di Scott Pruitt, cioè l’architetto della battaglia legale contro le politiche ecologiste volute da Barack Obama.
Nel marzo 2017, il presidente statunitense aveva già firmato l’ordine esecutivo per annullare i regolamenti decisi dall’amministrazione Obama in tema di cambiamento climatico.
Il provvedimento varato durante l’amministrazione democratica avvicinava gli Stati Uniti agli obiettivi fissati nell’accordo firmato da 200 paesi a Parigi a dicembre 2015.
L’ordine esecutivo di Trump era invece tornato indietro sulla riduzione di gas metano e metterà fine alle restrizioni imposte all’industria del carbone. Secondo Trump, si tratta di una misura per implementare il mercato del lavoro.
“La precedente amministrazione ha svalutato i lavoratori con le sue politiche”, ha detto un funzionario della Casa Bianca ai giornalisti. “Possiamo proteggere l’ambiente offrendo opportunità di lavoro alle persone”.
Ma i dati dimostrano che gli Stati Uniti hanno sempre meno bisogno del carbone, costoso e inquinante, per generare elettricità e che il 40 per cento delle centrali a carbone sono ormai state chiuse o stanno per chiudere.
Dato che il nuovo Affordable Clean Energy Plan permetterebbe un maggiore inquinamento dell’aria e dell’atmosfera, l’agenzia governativa Envionmental Protection Agency ha calcolato che questa nuova politica potrebbe causare fino a 1.400 morti premature all’anno entro il 2030.
Le previsioni dell’EPA sulle conseguenze del piano di Trump
Nella sua analisi, l’EPA mette a confronto quattro scenari basandosi su uno studio di Harvard che collega l’inquinamento dell’aria alle morti premature per una serie di cause.
Nel primo scenario si mantengono le regole attuali, senza l’Affordable Clean Energy Plan e anche senza il piano di Obama del 2015.
Negli altri tre scenari, l’agenzia mette a confronto tre differenti modelli di politica che Trump potrebbe applicare con uno scenario alternativo in cui il Clean Power Plan di Obama dovesse essere messo in atto.
A detta dell’EPA, lo scenario più probabile è quello in cui il nuovo piano di Trump passa, aggiuntivo la morte prematura di un numero variabile tra i 470 e i 1.400 adulti all’anno fino al 2030 per via delle complicazioni di salute dovute all’inquinamento.
Lo scenario peggiore sarebbe quello in cui venisse cancellato il Clean Power Plan senza sostituirlo con alcun programma: in questo caso, si potrebbe arrivare 1.600 nuove morti premature all’anno.
Queste morti premature sarebbero causate soprattutto dalla maggiore concentrazione di particelle PM2.5 nell’aria. Queste particelle sono legate a diverse conseguenze negative per la salute del cuore e dei polmoni, e peggiorano le condizioni dei malati di asma, causando danni respiratori.
Secondo un report della Lancet Commission on Pollution and Health, le morti premature legate alle malattie causate dall’inquinamento sono state 9 milioni nel mondo nel 2015. Quello peggiore per la salute è proprio l’inquinamento atmosferico.