Nel Mar Rosso una petroliera yemenita abbandonata rischia di provocare una catastrofe ambientale. Gli esperti l’hanno definita una “bomba galleggiante”, pronta a esplodere. Basterebbe un piccolo cedimento strutturale a provocare una catastrofe ambientale da un momento all’altro.
La nave cisterna si chiama “Safer” e da 19 anni si trova ancorata al largo delle coste dello Yemen, a 7 chilometri dal porto di Ras Isa, nel nord-ovest del Paese. È di proprietà di una delle maggiori compagnie petrolifere dello Yemen. In passato era una nave deposito destinata all’esportazione ma nel 2015 quando è esploso il conflitto tra l’Arabia Saudita e i ribelli sciiti zaiditi Houthi, la petroliera è stata abbandonata senza ricevere alcuna manutenzione.
In assenza di controlli e di adeguate attività di mantenimento, le caldaie della petroliera non producono più il gas inerte che impedisce la combustione. Senza questo deterrente nei serbatoi di stoccaggio potrebbero essersi accumulati gas esplosivi. Il rischio, secondo il Conflict and Environment Observatory (Ceobs), è che un imprevisto dovuto all’incuria, possa provocare un’esplosione. Se questo dovesse accadere 1,14 milioni barili di greggio potrebbero riversarsi nel Mar Rosso.
Ad annunciare il rischio è Mark Lowcock, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari che la scorsa settimana ha allarmato il Consiglio di sicurezza dell’ONU sui possibili pericoli della marea nera. Il petrolio potrebbe diffondersi a nord di Suez, in Egitto, fino ad arrivare allo stretto di Hormuz.
Il governo yemenita ha avvertito che un incidente potrebbe causare una catastrofe ambientale “quattro volte maggiore di quella provocata dalla fuoriuscita di petrolio di Exxon Valdez del 1989”. Allora la superpetroliera Exxon si incagliò in una scogliera dello stretto di Prince William, nel golfo di Alaska, e furono dispersi in mare oltre 40,9 milioni di litri di petrolio.