Nello stato dell’Idaho, negli Stati Uniti, un ragazzo ha contratto il batterio della peste bubbonica, in quello che rappresenta il primo caso umano da oltre 20 anni.
Il giovane, di cui non è stata diffusa l’identità, attualmente non versa in condizioni critiche e il 13 giugno 2018 è tornato a casa, nella contea di Elmore, dopo essere stato trattato con antibiotici in ospedale.
Christine Myron, portavoce del Dipartimento Sanitario del Distretto Centrale, ha riferito che le analisi svolte in laboratorio sulla malattia contratta dal ragazzo hanno confermato che si trattava proprio della peste bubbonica.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la peste bubbonica causa linfonodi ingrossati o, appunto, bubboni e la sua forma più violenta è quella polmonare.
In questa forma, sempre secondo l’OMS, la peste bubbonica “può essere fatale” se non diagnosticata e trattata tempestivamente.
Il Dipartimento Sanitario del Distretto Centrale non è riuscito a chiarire se il contagio del ragazzo sia avvenuto in Idaho o durante un recente viaggio in Oregon.
Myron ha detto che i casi di peste umana segnalati nello stato sono rari, con i casi più recenti che sono stati riportati nel 1991 e nel 1992.
I sintomi della peste bubbonica e di quella polmonare sono simili e includono mal di testa, febbre, brividi ed estrema debolezza.
I soggetti affetti da peste bubbonica possono anche manifestare linfonodi ingrossati e quelli con peste polmonare possono essere colpiti da polmonite insieme a dolore al petto, tosse e problemi respiratori.
Sarah Correll, epidemiologa del Dipartimento Sanitario del Distretto Centrale, ha dichiarato che la peste può essere trasmessa agli esseri umani quando vengono morsi dalle pulci infette.
“Le persone possono ridurre il loro rischio trattando i loro animali domestici per le pulci ed evitando il contatto con la fauna selvatica”, ha detto Correll.
“È bene indossare un repellente per insetti, pantaloni lunghi e calzini quando si visitano le aree colpite dalla peste”.