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    La persecuzione degli afghani in Pakistan

    Dopo l'attentato di matrice Taliban in una scuola a Peshawar, cresce nel Paese la discriminazione contro gli immigrati afghani

    Di Luigi Mastrodonato
    Pubblicato il 2 Mar. 2015 alle 17:10 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:54

    Il 16 dicembre 2014 un gruppo di Taliban ha fatto irruzione in una scuola di Peshawar uccidendo 132 bambini.

    Gli attentatori erano perlopiù di nazionalità afghana e questo non è sfuggito alle autorità governative pakistane che hanno dato vita a una vera e propria campagna anti-afghana.

    Le immagini dopo l’attentato nella scuola di Peshawar 

    Gli immigrati afghani sono diventati il capro espiatorio dei fallimenti del Paese, così da celare l’incapacità delle autorità governative a mantenere la pace e la sicurezza.

    Si tratta di un fenomeno ampio poiché nel Paese si contano un milione e mezzo di afghani, come evidenzia l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite.

    Quello che ne deriva è una situazione di violazione dei diritti umani su larga scala. Human Rights Watch riporta numerosi casi di intimidazioni e minacce verso immigrati afghani, esortati a lasciare il Paese come unica alternativa all’arresto.

    I primi a essere colpiti sono i rifugiati non registrati, ma le misure restrittive colpiscono anche afghani presenti sul territorio pakistano da decenni. Questi ultimi si ritrovano costretti ad abbandonare le loro case e le loro attività per fare ritorno nel Paese d’origine, che spesso non è nemmeno il Paese natale per le nuove generazioni nate in Pakistan da genitori immigrati.

    L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Iom) parla di 33mila afghani che hanno fatto ritorno nel loro Paese solo a gennaio, un incremento del 150% rispetto all’anno scorso.

    I problemi non riguardano solo l’abbandono del Paese, ma si estendono al reinsediamento degli afghani nella terra d’origine. Senza casa e lavoro, privi di relazioni sociali nel Paese causa degli anni trascorsi all’estero, catapultati in un contesto di profonda crisi e insicurezza, questi “migranti al contrario” si ritrovano senza più nulla a cui aggrapparsi.

    “La loro vita è in Pakistan, sono lì da decenni, è intollerabile quello che sta facendo il governo pakistano” afferma Richard Danziger, capo della missione Iom in Afghanistan.

    L’Afghanistan fa fatica ad accogliere e ad assistere il flusso di persone che stanno rientrando nel Paese.  

    Phelim Kine, un ricercatore in Asia per Human Rights Watch sottolinea come sia “disumano forzare il ritorno di queste migliaia di afghani in luoghi a loro inospitali senza che venga offerta alcuna protezione”. 

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