A volte, la spasmodica ricerca della perfezione e la volontà di raggiungere a tutti i costi determinati risultati può non essere salutare. Sebbene tali considerazioni siano piuttosto intuibili e “lapalissiane”, recenti ricerche sul tema hanno messo in luce quanto questa “smania di perfezione” sia sempre più diffusa tra i giovani.
Il perfezionismo e i millennial
Uno studio di settore pubblicato nel dicembre 2017, che ha analizzato i dati di oltre 40.000 studenti universitari americani, britannici e canadesi in un arco di tempo di 28 anni, ha infatti rilevato come questo fenomeno riguardi i giovani di oggi in misura molto maggiore rispetto al periodo antecedente il 1989.
“Il lato positivo dell’essere dei perfezionisti – ha dichiarato a INSIDER la dottoressa Jessica Pryor, ricercatrice e psicologa in forza al The Family Institute della Northwestern University – riguarda lo sforzo dell’individuo di tendere costantemente verso standard elevati, spingendosi fino al limite delle sue possibilità”.
Il comportamento di un perfezionista, infatti, sembra essere caratterizzato, a prima vista, da una moltitudine di buone abitudini, come l’attenzione ai dettagli e un’inesauribile spinta motivazionale. Ma quell’immagine di impeccabile lavoratore potrebbe mascherare, in fondo, una sofferenza profonda e a tratti debilitante.
Questo perché il perfezionismo ha anche un lato oscuro.
Il rischio, infatti, è che ad un certo punto questa tensione diventi inarrestabile, con gravi conseguenze per il benessere e per la salute dell’individuo, che può essere travolto da stati d’ansia, crolli emotivi e, nei casi più estremi, da un’improvvisa propensione al suicidio.
Coloro che soffrono di perfezionismo malsano possono spendere enormi quantità di tempo a rimuginare sugli errori del passato o a riflettere su come raggiungere i propri obiettivi in futuro senza commettere gli stessi errori: un enorme spreco di energie mentali che va a danneggiare l’operatività della vita quotidiana.
In sostanza, mentre gli individui “sani” lavorano molto duramente, ma sanno bene quando è il momento di fare una pausa, quelli “colpiti” da questa forma morbosa e patologica di perfezionismo continuano invece ad andare avanti incessantemente, ignorando gli avvertimenti del corpo e le naturali reazioni somatiche.